Israele-Iran, nessuna coalizione anti Teheran: la postura dei Paesi del Medioriente è difensiva

Il Fatto Quotidiano ESTERI

“Non vi era alcun dubbio che Israele avrebbe risposto agli attacchi iraniani, ma optando per operazioni più mirate e basate sull’intelligence, mirando a obiettivi sensibili, piuttosto che adottare uno stile simile a quello dell’Iran. Il messaggio israeliano è chiaro: l’Iran può essere attaccato in modo rapido, tattico ed efficiente, prendendo di mira sempre siti strategici e evitando attacchi di massa. (Il Fatto Quotidiano)

Se ne è parlato anche su altre testate

L'Iran parla di un attacco con piccoli droni. E se l'attacco di stanotte di Israele a Isfahan fosse in realtà una de-escalation? La risposta alla pioggia di droni e missili che si è scatenata sabato notte è stata sferrata da Israele stanotte intorno alle 4.30. (ilmessaggero.it)

Un attacco che aveva già due precedenti: l'11 aprile del 2021 Teheran accusò Tel Aviv di aver colpito un sito nucleare sotterraneo attraverso un cyber Più precisamente in quel di Isfahan (o Esfahan, che dir si voglia) sede del Centro di tecnologia nucleare e dell'impianto per l'arricchimento dell'uranio di Natanz. (Inside Over)

Antony Blinken, il segretario di Stato Usa, condivide con i partner le informazioni in possesso degli americani sull’operazione. Si è trattato di una azione “limitata”, questa ad ora la presa d’atto. (la Repubblica)

Nelle parole del militare la precisazione che si è trattato di un segnale inviato a Teheran al fine di dimostrare che "Israele ha la capacità di colpire all'interno del Paese”. (Vatican News - Italiano)

Un attacco 'limitato' con droni nella città del centro dell'Iran che ospita una base aerea ma anche siti nucleari, fabbriche per la produzione militare e da dove, soprattutto, sabato scorso è partito il raid iraniano con il lancio di centinaia di missili su Israele (Adnkronos)

Sono di cinquanta-sessant'anni fa. Sembrano incedibili, oggi, in un paese in cui la polizia morale pattuglia le strade, picchia e arresta le ragazze che semplicemente non indossano lo hijab nel modo in cui il fanatismo ritiene corretto, fino ad arriva al caso estremo di Masha Amini, 22 anni, morta a causa delle percosse subite dopo tre anni di coma, presa e pestata perché non "indossava bene" il velo. (ilmessaggero.it)