Non solo Alfa Milano-Junior: da Gingo-Panda alla Porsche 911, quando l’auto cambia nome in extremis

la Repubblica ECONOMIA

TORINO – I casi di cambio di nome di una vettura in corsa, vicini ad una presentazione o addirittura dopo, non mancano. Anzi. La storia dell’automobile è piena di casi, dalla Gingo fino alla Alfa Milano che diventa Junior, passando per la Porsche 901 che diventa 911. Certo. A far la differenza, ora, è il fatto che sia stato un governo di un Paese come l’Italia a indurre una casa automobilistica, l’Alfa Romeo, a modificare il nome annunciato già a dicembre del suo nuovo piccolo Suv, Milano. (la Repubblica)

Su altri media

Il modello denominato “Milano”, ma costruito in Polonia, che tante polemiche aveva innescato la scorsa settimana. E così si scopre che i vertici dell’ex Lingotto - forse per non continuare ad irritare, il ministro Adolfo Urso Imprese e del made in Italyè stata precipitosamente “ritargato” come Junior. (Liberoquotidiano.it)

Per i puristi del marchio, il nome “Junior” richiama una delle vetture più amate dagli alfisti; la piccola coupé GT 1300 Junior ha saputo rappresentare il marchio milanese nei rally e nelle corse in pista per molti anni, ed ancora oggi sono molte le “Junior” che calcano le piste nelle competizioni per auto storiche. (DMove.it)

La decisione di Stellantis di cambiare nome alla nuova Alfa Romeo Milano in Junior "credo che sia un segnale di piena collaborazione tra l'azienda e l'Italia". (Corriere Adriatico)

Ben dodici gli atleti presentati nell’evento formativo del ring da parte della Quero-Chiloiro Taranto. Terza tappa stagionale del Criterium giovanile di boxe promosso dalla Federazione pugliese con il supporto organizzativo e logistico della Boxe Modugno. (Tarantini Time Quotidiano)

Secondo, è la prima Alfa Romeo di serie disponibile anche al 100% elettrica. Per restare in tema di “piccole Alfa” la MiTo, che è una berlina a tre porte prodotta fino al 2018, risulta più corta di soli 11 cm. (AlVolante)

Non è la prima volta che un marchio automobilistico italiano deve cambiare in corsa il nome di un suo modello. (La Gazzetta dello Sport)