UN NUOVO MODELLO PER USCIRE DALLA CRISI
“La diffusione planetaria delle incertezze è una delle caratteristiche della società in cui viviamo”
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(informazione.it - comunicati stampa - economia)
Quando i dati ISAE dicono che il 75% degli Italiani si percepiscono come poveri, anche se sappiamo che la linea di povertà è del 12%, questo destabilizza la propria condizione di vita, perché ancora più importante di non poter raggiungere certi livelli di consumo è salvaguardare i propri livelli di risparmio.
Molti sono i pareri del come si è arrivati a una crisi che secondo me presto o tardi sarebbe avvenuta anche senza il crollo di Wall Street del resto dopo 5 – 6 anni di stasi dei consumi, di impoverimento delle persone, di inflazione selvaggia, di redditi che non hanno tenuto il passo , non potevamo attenderci altro.
E’ arrivato quindi il momento, per l’insostenibilità politica, economica ed etica che si arrivi a una discontinuità vistosa nel nostro modo di vivere rispetto al passato.
Gran parte delle difficoltà che attraversiamo derivano dalla incapacità , soprattutto del mondo politico, di comprendere questo modello emergente, del resto all’accrescere dei livelli di consumo e di produzione non corrispondono gli indicatori della qualità della vita , il benessere, e il gap è sempre più grosso. Si dedica una straordinaria attenzione a indici come il PIL e non a indicatori che misurano la qualità di soddisfazione della vita.Il rapporto tra economia e società si è capovolto e ora è la società al servizio dell’economia , una volta si produceva per soddisfare i bisogni delle persone, invece ora tutti devono consumare , oggi chi acquista lo fa per rendere felice chi produce.
Le soluzioni che fino ad oggi ci sono state proposte come ad esempio la diminuizione della pressione fiscale , la detassazione delle tredicesime o gli investimenti sulle infrastrutture sono soluzioni a mio dire momentanee. Bisogna intervenire alla base , assumendo un nuovo modello un nuovo progetto, quello che manca in questo Paese è la riflessione sul nuovo paradigma .Occorre prenderne consapevolezza, dipanare il bandolo di una crescente complessità. E’ come se un miope mettesse gli occhiali a presbite, è solo mettendosi il giusto paio di occhiali, con l’adozione di un nuovo paradigma, che riesce a capire le cose nuovamente. Il rischio altrimenti è di combattere le battaglie con le armi del conflitto precedente. E’ necessario un nuovo progetto che finora è stato costruito dalle grandi protagonisti della globalizzazione, dalle multinazionali che hanno un potere più grande di singoli stati, il vero problema è prendere un tipo di occhiali diversi e guardare a cosa sta succedendo e creare un nuovo sistema Paese coerente con i cambiamenti.
Carmelo Ambesi Vice Pres. Prov.
Giovani Confcommercio
Reggio Calabria
Molti sono i pareri del come si è arrivati a una crisi che secondo me presto o tardi sarebbe avvenuta anche senza il crollo di Wall Street del resto dopo 5 – 6 anni di stasi dei consumi, di impoverimento delle persone, di inflazione selvaggia, di redditi che non hanno tenuto il passo , non potevamo attenderci altro.
E’ arrivato quindi il momento, per l’insostenibilità politica, economica ed etica che si arrivi a una discontinuità vistosa nel nostro modo di vivere rispetto al passato.
Gran parte delle difficoltà che attraversiamo derivano dalla incapacità , soprattutto del mondo politico, di comprendere questo modello emergente, del resto all’accrescere dei livelli di consumo e di produzione non corrispondono gli indicatori della qualità della vita , il benessere, e il gap è sempre più grosso. Si dedica una straordinaria attenzione a indici come il PIL e non a indicatori che misurano la qualità di soddisfazione della vita.Il rapporto tra economia e società si è capovolto e ora è la società al servizio dell’economia , una volta si produceva per soddisfare i bisogni delle persone, invece ora tutti devono consumare , oggi chi acquista lo fa per rendere felice chi produce.
Le soluzioni che fino ad oggi ci sono state proposte come ad esempio la diminuizione della pressione fiscale , la detassazione delle tredicesime o gli investimenti sulle infrastrutture sono soluzioni a mio dire momentanee. Bisogna intervenire alla base , assumendo un nuovo modello un nuovo progetto, quello che manca in questo Paese è la riflessione sul nuovo paradigma .Occorre prenderne consapevolezza, dipanare il bandolo di una crescente complessità. E’ come se un miope mettesse gli occhiali a presbite, è solo mettendosi il giusto paio di occhiali, con l’adozione di un nuovo paradigma, che riesce a capire le cose nuovamente. Il rischio altrimenti è di combattere le battaglie con le armi del conflitto precedente. E’ necessario un nuovo progetto che finora è stato costruito dalle grandi protagonisti della globalizzazione, dalle multinazionali che hanno un potere più grande di singoli stati, il vero problema è prendere un tipo di occhiali diversi e guardare a cosa sta succedendo e creare un nuovo sistema Paese coerente con i cambiamenti.
Carmelo Ambesi Vice Pres. Prov.
Giovani Confcommercio
Reggio Calabria
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Carmelo Ambesi
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