Ambienti di Resistenza per individui sociali
Un progetto di Fosbury Architecture a cura di Anna d'Ambrosio - economART.
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Milano,
(informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura)
un progetto di Fosbury Architecture
www.fosburyarchitecture.com
a cura di Anna D’Ambrosio
Project economART
www.amyd.it
20/07-11/08/2017
Vernissage 20 Luglio h.18.30
Galleria Amy-d Arte Spazio
Via Lovanio 6, Milano
ABOUT
In un maturo contesto di mercificazione della società il confine tra pubblico e privato si dissolve fino a disintegrarsi. Mentre l’intimità diventa un asset economico, gli oggetti da cimeli personali si trasformano in parametri di definizione del valore d’uso di un immobile. Mentre l’abitazione diventa sempre più un luogo di lavoro ed uno strumento di sussistenza, la domesticità invade ogni campo dell’attività umana producendo un’inedita estetica, uno sterile paesaggio globale (definito AirSpace dalla giornalista americana Kyle Chayka) dominato da piante grasse, candele profumate, chitarre acustiche, poltrone vintage, birre artigianali, pane di segale e club sandwich all’avocado.
Se pensiamo all’abitazione come ad una mera risorsa finanziaria, nel bilancio tra valore e costo tutto lo spazio non strettamente necessario a performare l’attività umana è una perdita economica se non messa a rendita. In città come San Francisco è stato rilevato che il 56 per cento di chi affitta la propria casa su AIRBNB utilizza gli introiti generati per pagare il mutuo della casa in cui vive. La peer-to-peer economy ha completamente stravolto il mercato immobiliare e se da un lato permette ad intraprendenti società d’investimento di lucrare affittando case per brevi lassi di tempo a cifre sensibilmente più elevate che in passato, per molti è diventato un meccanismo di sopravvivenza.
Larghi strati della società, qualora tanto fortunati da possedere una casa di proprietà, sono costretti ad alienarne una porzione e rifugiarsi nel poco spazio rimasto in una generale atmosfera di precarietà. Questa esistenza frugale è sopportabile solo perché i rituali domestici si sono ridotti all’osso e gran parte delle attività possono essere svolte altrove o addirittura nell’etere. Dati un bagno, un letto e un computer la casa è oggi il posto dove incontrare gli amici (Facebook), dove amoreggiare con la propria ragazza (Skype), dove andare al cinema (Netflix), dove fare sesso (Youporn, sempre che qualcuno ancora lo usi).
Gli Ambienti di Resistenza in mostra cercano di innescare una relazione tra vita e forma che non si risolva in meri termini funzionali ma che sfidi la vita a sopravvivere in condizioni anomale. La storia dell’arredo, probabilmente poco rilevante ma sicuramente divertente, è disseminata di oggetti eccezionali disegnati con il solo scopo di accogliere le idiosincrasie di chi li occupa, di ospitarne i rituali. Spazi come l’alcova, lo studiolo, il boudoir, il pregadio suggeriscono la possibilità di riconquistare una dimensione antropocentrica e autenticamente privata (privata nel senso di deprivata della presenza pubblica).
BIO
Fosbury Architecture è un collettivo di ricerca e progettazione architettonica con sede a Milano e Rotterdam. Fosbury Architecture è stato premiato in numerosi concorsi internazionali (Leeuwarden 2015, Torino 2015, Milano 2015, Bologna 2014, Porto 2013, Tallinn 2013), ha partecipato alla Biennale di Architettura di Venezia nel 2016 e ha preso parte a diverse mostre collettive (Milano Design Week 2017, Roma 2017, New York 2016, Nova Milanese 2016, Athens 2015). Fosbury Architecture cura “Incompiuto - La Nascita di uno stile” il primo atlante di tutte le opere pubbliche incompiute in Italia. Fosbury Architecture ha curato Rroark! una pubblicazione indipendente stampata e distribuita in 25.000 copie. Fosbury Architecture è stato di recente invitato alla Biennale di Chicago 2017, Make New History.
Orari | 10.00/13.00_16.00/19.00
AMY D Arte Spazio
+39.02.654872
[email protected]
www.amyd.it
Press e comunicazione
Vittorio Schieroni
[email protected]
da
“Fosbury Architecture, AMBIENTI RESISTENTI
Resistere a cosa”
di: Massimo Mazzone
(…)
Ipotesi di lavoro.
La galleria Amy-D da anni lavora su queste complesse relazioni tra economia, ricerca scientifica, estetica e arti visive e il collettivo Fosbury Architecture è, fin dall’esordio, impegnato in ricerche che tentano di mettere in luce criticità di sistema, spesso ricorrendo a delicati e sofisticati giochi linguistici. Dobbiamo leggere infatti come un gioco evocare il termine ‘resistenza’ nel titolo della mostra ‘ambienti di resistenza per individui sociali’, il quale non allude di certo alla Resistenza e alla lotta partigiana, ma richiama invece a quella specie di naturale opposizione, resistenza morale o resistenza passiva, in un certo senso, a certe consuetudini che la contemporaneità a tutti impone. Si tratta di un processo autoindotto e pertanto autonomo, di decolonizzazione della vita quotidiana, una proposta forte nel contenuto ma necessariamente morbida nella prassi, viste le forze impari che sono in gioco.
Un gioco che bisogna rispettare anche quando fa il verso ad una moda diffusa nell’ambito dell’arte politica ufficiale, ossimoro assai in voga oggi, ovvero il paradosso di una parte di ricerca impegnata nel sociale, prodotta dal basso, prodotta tra la gente al livello del suolo, nei Centri Sociali e nelle Università che, allo stesso tempo, è continuativamente presente nelle mostre locali e internazionali, alla ricerca di un accreditamento da ricevere proprio dal ‘sistema’ - di fatto mercantile - che si tenta di mettere in discussione mediante una critica costruttiva.
Questo è anche il tentativo di uscire dall’impotenza obbligata di una generazione ridotta ad un continuo compromesso, con quasi una sola possibilità, ovvero quella di utilizzare l’ironia per affermare degli spazi di possibilità, di ragionamento ed in definitiva di ricerca. L’allestimento è essenziale e intelligente, la sequenza delle cose esposte segue un plot quasi cinematografico, con introduzione, svolgimento e finale, il tutto sempre a ricordarci questa strana relazione che in definitiva intessiamo con gli oggetti della nostra vita, i quali dicono qualcosa di noi oltre la nostra volontà di comunicarlo.
Nella galleria troviamo una struttura d’acciaio ottagonale che andrà a ridurre lo spazio espositivo, mimando uno spazio intimo per l’individuo sociale, sulla quale verrà esposto il catalogo storico e incrementale con gli Ambienti di Resistenza: composto da 430 elementi dal Medioevo ad oggi.
7 quadri a parete che rappresentano gli Ambienti di Resistenza disegnati dal collettivo. Una sorta di summa del catalogo storico che punta a riscoprire alcuni rituali domestici perduti e portarne alla luce di nuovi.
7 ambienti privati disegnati con il solo scopo di armonizzare le idiosincrasie di chi li occupa.
Una rappresentazione della condizione urbana contemporanea. L’aggiornamento della famosa No-Stop City degli Archizoom dove, in un regime spinto di sharing economy, tutto è in affitto.
Una serie di 100 cartoline intitolate Greetings from Anywhere, 100 immagini di 100 case in 100 città del Mondo su AirBnb che raccontano di come lo spazio domestico si vada omogeneizzando su scala globale.
Una carta da parati (dimensioni 2,5m x 5m) intitolata AirSpace e composta da migliaia di oggetti che caratterizzano e definiscono il paesaggio sterile nel quale ci muoviamo tutti.
Oltre che nello spazio fisico, si troverà on line ( https://we.tl/2c46ne0vJn ) sia la brochure completa di Ambienti di Resistenza per Individui Sociali, che un cv con le biografie.
Si legge in filigrana un’attenzione al dato materiale dei singoli oggetti e, allo stesso tempo, quella specie di rifiuto alla Thoreau della vita nei boschi che disegna gli oggetti come gabbie di un’identità cristallizzata in ruoli che sarebbero altrimenti molto più fluidi rispetto a quelli della realtà quotidiana che viviamo ogni giorno.
www.fosburyarchitecture.com
a cura di Anna D’Ambrosio
Project economART
www.amyd.it
20/07-11/08/2017
Vernissage 20 Luglio h.18.30
Galleria Amy-d Arte Spazio
Via Lovanio 6, Milano
ABOUT
In un maturo contesto di mercificazione della società il confine tra pubblico e privato si dissolve fino a disintegrarsi. Mentre l’intimità diventa un asset economico, gli oggetti da cimeli personali si trasformano in parametri di definizione del valore d’uso di un immobile. Mentre l’abitazione diventa sempre più un luogo di lavoro ed uno strumento di sussistenza, la domesticità invade ogni campo dell’attività umana producendo un’inedita estetica, uno sterile paesaggio globale (definito AirSpace dalla giornalista americana Kyle Chayka) dominato da piante grasse, candele profumate, chitarre acustiche, poltrone vintage, birre artigianali, pane di segale e club sandwich all’avocado.
Se pensiamo all’abitazione come ad una mera risorsa finanziaria, nel bilancio tra valore e costo tutto lo spazio non strettamente necessario a performare l’attività umana è una perdita economica se non messa a rendita. In città come San Francisco è stato rilevato che il 56 per cento di chi affitta la propria casa su AIRBNB utilizza gli introiti generati per pagare il mutuo della casa in cui vive. La peer-to-peer economy ha completamente stravolto il mercato immobiliare e se da un lato permette ad intraprendenti società d’investimento di lucrare affittando case per brevi lassi di tempo a cifre sensibilmente più elevate che in passato, per molti è diventato un meccanismo di sopravvivenza.
Larghi strati della società, qualora tanto fortunati da possedere una casa di proprietà, sono costretti ad alienarne una porzione e rifugiarsi nel poco spazio rimasto in una generale atmosfera di precarietà. Questa esistenza frugale è sopportabile solo perché i rituali domestici si sono ridotti all’osso e gran parte delle attività possono essere svolte altrove o addirittura nell’etere. Dati un bagno, un letto e un computer la casa è oggi il posto dove incontrare gli amici (Facebook), dove amoreggiare con la propria ragazza (Skype), dove andare al cinema (Netflix), dove fare sesso (Youporn, sempre che qualcuno ancora lo usi).
Gli Ambienti di Resistenza in mostra cercano di innescare una relazione tra vita e forma che non si risolva in meri termini funzionali ma che sfidi la vita a sopravvivere in condizioni anomale. La storia dell’arredo, probabilmente poco rilevante ma sicuramente divertente, è disseminata di oggetti eccezionali disegnati con il solo scopo di accogliere le idiosincrasie di chi li occupa, di ospitarne i rituali. Spazi come l’alcova, lo studiolo, il boudoir, il pregadio suggeriscono la possibilità di riconquistare una dimensione antropocentrica e autenticamente privata (privata nel senso di deprivata della presenza pubblica).
BIO
Fosbury Architecture è un collettivo di ricerca e progettazione architettonica con sede a Milano e Rotterdam. Fosbury Architecture è stato premiato in numerosi concorsi internazionali (Leeuwarden 2015, Torino 2015, Milano 2015, Bologna 2014, Porto 2013, Tallinn 2013), ha partecipato alla Biennale di Architettura di Venezia nel 2016 e ha preso parte a diverse mostre collettive (Milano Design Week 2017, Roma 2017, New York 2016, Nova Milanese 2016, Athens 2015). Fosbury Architecture cura “Incompiuto - La Nascita di uno stile” il primo atlante di tutte le opere pubbliche incompiute in Italia. Fosbury Architecture ha curato Rroark! una pubblicazione indipendente stampata e distribuita in 25.000 copie. Fosbury Architecture è stato di recente invitato alla Biennale di Chicago 2017, Make New History.
Orari | 10.00/13.00_16.00/19.00
AMY D Arte Spazio
[email protected]
www.amyd.it
Press e comunicazione
Vittorio Schieroni
[email protected]
da
“Fosbury Architecture, AMBIENTI RESISTENTI
Resistere a cosa”
di: Massimo Mazzone
(…)
Ipotesi di lavoro.
La galleria Amy-D da anni lavora su queste complesse relazioni tra economia, ricerca scientifica, estetica e arti visive e il collettivo Fosbury Architecture è, fin dall’esordio, impegnato in ricerche che tentano di mettere in luce criticità di sistema, spesso ricorrendo a delicati e sofisticati giochi linguistici. Dobbiamo leggere infatti come un gioco evocare il termine ‘resistenza’ nel titolo della mostra ‘ambienti di resistenza per individui sociali’, il quale non allude di certo alla Resistenza e alla lotta partigiana, ma richiama invece a quella specie di naturale opposizione, resistenza morale o resistenza passiva, in un certo senso, a certe consuetudini che la contemporaneità a tutti impone. Si tratta di un processo autoindotto e pertanto autonomo, di decolonizzazione della vita quotidiana, una proposta forte nel contenuto ma necessariamente morbida nella prassi, viste le forze impari che sono in gioco.
Un gioco che bisogna rispettare anche quando fa il verso ad una moda diffusa nell’ambito dell’arte politica ufficiale, ossimoro assai in voga oggi, ovvero il paradosso di una parte di ricerca impegnata nel sociale, prodotta dal basso, prodotta tra la gente al livello del suolo, nei Centri Sociali e nelle Università che, allo stesso tempo, è continuativamente presente nelle mostre locali e internazionali, alla ricerca di un accreditamento da ricevere proprio dal ‘sistema’ - di fatto mercantile - che si tenta di mettere in discussione mediante una critica costruttiva.
Questo è anche il tentativo di uscire dall’impotenza obbligata di una generazione ridotta ad un continuo compromesso, con quasi una sola possibilità, ovvero quella di utilizzare l’ironia per affermare degli spazi di possibilità, di ragionamento ed in definitiva di ricerca. L’allestimento è essenziale e intelligente, la sequenza delle cose esposte segue un plot quasi cinematografico, con introduzione, svolgimento e finale, il tutto sempre a ricordarci questa strana relazione che in definitiva intessiamo con gli oggetti della nostra vita, i quali dicono qualcosa di noi oltre la nostra volontà di comunicarlo.
Nella galleria troviamo una struttura d’acciaio ottagonale che andrà a ridurre lo spazio espositivo, mimando uno spazio intimo per l’individuo sociale, sulla quale verrà esposto il catalogo storico e incrementale con gli Ambienti di Resistenza: composto da 430 elementi dal Medioevo ad oggi.
7 quadri a parete che rappresentano gli Ambienti di Resistenza disegnati dal collettivo. Una sorta di summa del catalogo storico che punta a riscoprire alcuni rituali domestici perduti e portarne alla luce di nuovi.
7 ambienti privati disegnati con il solo scopo di armonizzare le idiosincrasie di chi li occupa.
Una rappresentazione della condizione urbana contemporanea. L’aggiornamento della famosa No-Stop City degli Archizoom dove, in un regime spinto di sharing economy, tutto è in affitto.
Una serie di 100 cartoline intitolate Greetings from Anywhere, 100 immagini di 100 case in 100 città del Mondo su AirBnb che raccontano di come lo spazio domestico si vada omogeneizzando su scala globale.
Una carta da parati (dimensioni 2,5m x 5m) intitolata AirSpace e composta da migliaia di oggetti che caratterizzano e definiscono il paesaggio sterile nel quale ci muoviamo tutti.
Oltre che nello spazio fisico, si troverà on line ( https://we.tl/2c46ne0vJn ) sia la brochure completa di Ambienti di Resistenza per Individui Sociali, che un cv con le biografie.
Si legge in filigrana un’attenzione al dato materiale dei singoli oggetti e, allo stesso tempo, quella specie di rifiuto alla Thoreau della vita nei boschi che disegna gli oggetti come gabbie di un’identità cristallizzata in ruoli che sarebbero altrimenti molto più fluidi rispetto a quelli della realtà quotidiana che viviamo ogni giorno.
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Italia
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