Un vaccino tutto nuovo per l'influenza in arrivo
La circolazione di ceppi virali differenti rispetto allo scorso anno fa prevedere che quest’inverno l’epidemia sarà più intensa delle ultime stagioni. Un motivo in più per vaccinarsi. Obiettivo? Raggiungere una copertura minima del 75% nelle popolazioni a rischio ed estenderla il più possibile anche in quella sana.
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(informazione.it - comunicati stampa - salute e benessere)
- Vilamoura - Quest’anno c’è una ragione in più per vaccinarsi contro l’influenza: i virus in arrivo sono completamente nuovi rispetto a quelli in circolazione gli scorsi anni. “La maggior parte delle persone non ha conoscenza di questi virus – avverte il professor Giancarlo Icardi, Responsabile del Dipartimento di Igiene dell’Università di Genova -, di conseguenza è più facile che chi vi entra in contatto si possa non solo contagiare, ma anche ammalare della classica sindrome influenzale”.
L’indicazione viene dall’OMS che, in seguito alle rilevazioni di una variazione dei virus influenzali in circolazione, ha deciso di modificare completamente la composizione del vaccino. “È la prima volta che succede da molti anni a questa parte – aggiunge l’esperto -. Quando il vaccino viene modificato in genere se ne sostituisce un ceppo, al massimo due. Quest’anno invece il vaccino sarà composto da due ceppi Brisbane (A/Brisbane/59/2007 H1N1 e A/Brisbane/10/2007 H3N2) e dal ceppo Florida per quanto riguarda il B (B/Florida/4/2006); si tratta di ceppi completamente diversi rispetto a quelli dello scorso anno che erano A/Salomon H1N1, A/Wisconsin H3N2 e Malaysia”. Quelli in arrivo quest’anno, essendo completamente nuovi rispetto a quelli hanno circolato nelle ultime stagioni, e pur non risultando in sé più contagiosi o virulenti, avranno con molta probabilità delle conseguenze dirette sull’epidemia influenzale che potrà rivelarsi più intensa di quelle di media entità delle ultime stagioni. Questo a causa della ‘novità immunologica’ che questi tre ceppi rappresentano.
La principale difesa dall’infezione e dalle sue complicazioni è rappresentata dalla vaccinazione. Anche quest’anno il primo obiettivo degli esperti è quello di ottenere che le popolazioni a rischio, in particolare i soggetti over 65, riescano a raggiungere quanto meno la copertura vaccinale minima raccomandata dall’OMS e dal Ministero della Salute del 75% (lo scorso anno la copertura in questa fetta di popolazione è stata del 65%).
Da un sondaggio condotto in Italia per conto della European Vaccine Manufacturers da TNS Healthcare su un campione di duemila persone con età superiore ai 14 anni è emerso, infatti, che solo un italiano su quattro si è vaccinato contro l’influenza. La ricerca, relativa alla stagione invernale 2006-2007, ha evidenziato che la copertura vaccinale contro l’influenza in Italia raggiunge solamente il 20% circa della popolazione.
La restante percentuale intervistata (circa il 75%) non si è vaccinata durante la stagione presa in considerazione; varie le motivazioni: dimenticanza, disinteresse o poca fiducia verso l'efficacia della prevenzione. Ma il dato più allarmante è quello che riguarda la fascia di popolazione che non si è mai vaccinata durante la vita che tocca la soglia del 66%.
“Con la completa modifica delle componenti del vaccino per la stagione 2008-2009 e il fatto che ci aspettiamo una minore protezione nei confronti di tutti e tre i virus che potranno circolare, il secondo messaggio forte di quest’anno è non solo di continuare a vaccinarsi, ma di estendere la vaccinazione ancor di più rispetto agli anni precedenti perché il valore aggiunto della prevenzione diventa fondamentale di fronte alla mutazione dei virus” puntualizza l’igienista.
Gli esperti non si stancano di ripetere che l’influenza non è poi così innocente come generalmente percepita dalla popolazione. Ogni anno l’epidemia si accompagna a un incremento di ricoveri e decessi dovuti alle complicazioni della malattia. “In Italia– ricorda Icardi - ogni anno l’influenza stagionale causa intorno ai 7500-8500 decessi, l’80% dei quali avviene in persone al di sopra dei 65 anni, fatto che spiega per quale motivo questa popolazione viene messa al primo posto quale target della vaccinazione”. A confermare questo dato di mortalità è anche il Centro europeo per il controllo e prevenzione delle malattie (ECDC), secondo il quale ogni anno in Europa sono almeno 40 mila le persone che muoiono a causa dell’influenza. Una cifra superiore alle vittime per incidenti stradali registrate nel 2001.
Le altre popolazioni in cui la vaccinazione è fortemente raccomandata sono in primo luogo i soggetti con malattie croniche, quali diabete, malattie cardiovascolari o respiratorie. Anche in queste popolazioni tuttavia siamo lontani da livelli di copertura vaccinale ottimale. “La strategia della vaccinazione antinfluenzale è una “strategia di controllo” – spiega l’esperto -: si propone di ridurre il rischio di malattia, di ospedalizzazione e di morte nei soggetti a rischio e successivamente di ridurre i costi connessi alla morbosità e alla mortalità. È chiaro perciò che possiamo allargare l’indicazione alla vaccinazione non solo a soggetti anziani e alle popolazioni di soggetti con patologie croniche, ma anche ai bambini di età superiore a 6 mesi e ad altri gruppi in cui è riconosciuto il vantaggio della vaccinazione in termini di rapporto costo-beneficio“. Quindi è auspicabile che la vaccinazione si estenda a più classi di popolazione possibili.
Oltre che verso una maggior copertura vaccinale, l’impegno degli esperti è indirizzato anche all’individuazione di nuove strategie e di nuovi strumenti in grado di migliorare l’efficacia dei vaccini. Va segnalata una novità tecnica che prevede una via di somministrazione alternativa alla classica intramuscolare, cioè la via intradermica. Questa via di somministrazione sembra, infatti, garantire una miglior risposta alla vaccinazione da parte del sistema immunitario.
Contatti:
Isabella Roth – responsabile comunicazione Sanofi Pasteur MSD
Tel: 06 664 092 61
Cell: + 39 335 87 80 113
e-mail: [email protected]
***
Raffaella Tronchin - Vox Idee per il Business
Tel: +39 335 70 72 115
e-mail: [email protected]
L’indicazione viene dall’OMS che, in seguito alle rilevazioni di una variazione dei virus influenzali in circolazione, ha deciso di modificare completamente la composizione del vaccino. “È la prima volta che succede da molti anni a questa parte – aggiunge l’esperto -. Quando il vaccino viene modificato in genere se ne sostituisce un ceppo, al massimo due. Quest’anno invece il vaccino sarà composto da due ceppi Brisbane (A/Brisbane/59/2007 H1N1 e A/Brisbane/10/2007 H3N2) e dal ceppo Florida per quanto riguarda il B (B/Florida/4/2006); si tratta di ceppi completamente diversi rispetto a quelli dello scorso anno che erano A/Salomon H1N1, A/Wisconsin H3N2 e Malaysia”. Quelli in arrivo quest’anno, essendo completamente nuovi rispetto a quelli hanno circolato nelle ultime stagioni, e pur non risultando in sé più contagiosi o virulenti, avranno con molta probabilità delle conseguenze dirette sull’epidemia influenzale che potrà rivelarsi più intensa di quelle di media entità delle ultime stagioni. Questo a causa della ‘novità immunologica’ che questi tre ceppi rappresentano.
La principale difesa dall’infezione e dalle sue complicazioni è rappresentata dalla vaccinazione. Anche quest’anno il primo obiettivo degli esperti è quello di ottenere che le popolazioni a rischio, in particolare i soggetti over 65, riescano a raggiungere quanto meno la copertura vaccinale minima raccomandata dall’OMS e dal Ministero della Salute del 75% (lo scorso anno la copertura in questa fetta di popolazione è stata del 65%).
Da un sondaggio condotto in Italia per conto della European Vaccine Manufacturers da TNS Healthcare su un campione di duemila persone con età superiore ai 14 anni è emerso, infatti, che solo un italiano su quattro si è vaccinato contro l’influenza. La ricerca, relativa alla stagione invernale 2006-2007, ha evidenziato che la copertura vaccinale contro l’influenza in Italia raggiunge solamente il 20% circa della popolazione.
La restante percentuale intervistata (circa il 75%) non si è vaccinata durante la stagione presa in considerazione; varie le motivazioni: dimenticanza, disinteresse o poca fiducia verso l'efficacia della prevenzione. Ma il dato più allarmante è quello che riguarda la fascia di popolazione che non si è mai vaccinata durante la vita che tocca la soglia del 66%.
“Con la completa modifica delle componenti del vaccino per la stagione 2008-2009 e il fatto che ci aspettiamo una minore protezione nei confronti di tutti e tre i virus che potranno circolare, il secondo messaggio forte di quest’anno è non solo di continuare a vaccinarsi, ma di estendere la vaccinazione ancor di più rispetto agli anni precedenti perché il valore aggiunto della prevenzione diventa fondamentale di fronte alla mutazione dei virus” puntualizza l’igienista.
Gli esperti non si stancano di ripetere che l’influenza non è poi così innocente come generalmente percepita dalla popolazione. Ogni anno l’epidemia si accompagna a un incremento di ricoveri e decessi dovuti alle complicazioni della malattia. “In Italia– ricorda Icardi - ogni anno l’influenza stagionale causa intorno ai 7500-8500 decessi, l’80% dei quali avviene in persone al di sopra dei 65 anni, fatto che spiega per quale motivo questa popolazione viene messa al primo posto quale target della vaccinazione”. A confermare questo dato di mortalità è anche il Centro europeo per il controllo e prevenzione delle malattie (ECDC), secondo il quale ogni anno in Europa sono almeno 40 mila le persone che muoiono a causa dell’influenza. Una cifra superiore alle vittime per incidenti stradali registrate nel 2001.
Le altre popolazioni in cui la vaccinazione è fortemente raccomandata sono in primo luogo i soggetti con malattie croniche, quali diabete, malattie cardiovascolari o respiratorie. Anche in queste popolazioni tuttavia siamo lontani da livelli di copertura vaccinale ottimale. “La strategia della vaccinazione antinfluenzale è una “strategia di controllo” – spiega l’esperto -: si propone di ridurre il rischio di malattia, di ospedalizzazione e di morte nei soggetti a rischio e successivamente di ridurre i costi connessi alla morbosità e alla mortalità. È chiaro perciò che possiamo allargare l’indicazione alla vaccinazione non solo a soggetti anziani e alle popolazioni di soggetti con patologie croniche, ma anche ai bambini di età superiore a 6 mesi e ad altri gruppi in cui è riconosciuto il vantaggio della vaccinazione in termini di rapporto costo-beneficio“. Quindi è auspicabile che la vaccinazione si estenda a più classi di popolazione possibili.
Oltre che verso una maggior copertura vaccinale, l’impegno degli esperti è indirizzato anche all’individuazione di nuove strategie e di nuovi strumenti in grado di migliorare l’efficacia dei vaccini. Va segnalata una novità tecnica che prevede una via di somministrazione alternativa alla classica intramuscolare, cioè la via intradermica. Questa via di somministrazione sembra, infatti, garantire una miglior risposta alla vaccinazione da parte del sistema immunitario.
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