“I dadi di temi”
Originale opera teatrale multi tematica che illustra i pericoli della giustizia indiziaria
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Roma,
(informazione.it - comunicati stampa - spettacolo)
Il 24 e 25 Aprile tappa al teatro S. Virgilio di Roma per “I dadi di temi” di Gennaro Francione.
Drammaturgo in prestito alla magistratura o “Giudice pentito”, come lui stesso ama definirsi, Francione è un ex magistrato che ha deciso ad un certo momento della sua vita che per cambiare ciò che non va nel sistema giudiziario italiano ci vuole il teatro.
“I dadi di temi” infatti è un’opera teatrale costruita sullo scheletro del processo di Cogne, seguendo il metodo satirico-giudiziario del giudice Bridoye nel “Gargantua e Pantagruele” di Rebelais.
Il risultato è una canzonatura dei metodi di giudizio basati sulla logica, considerati infallibili da alcuni magistrati e dei quali Francione ha più volte tentato di far notare l’incostituzionalità.
Sul palco quattro personaggi: Alberto Ruocco, nel ruolo del giudice Brigliadoca (che fu Bridoye); Massimo Mirani è il cancelliere Triboulet; Monica Porcellato nei panni dell’imputata Clara Panurga e Giuliana Adezio, regista della rappresentazione “prestata” al ruolo della medium Medea (interessante rimando alla maga-infanticida della mitologia greca) interpellata dalla corte per far luce sulla faccenda.
Assurdi i dialoghi, grotteschi a tratti, ma che tengono lo spettatore terribilmente ancorato alla realtà del caso da cui traggono ispirazione. Un’interpretazione statica e allo stesso tempo rarefatta, accompagnata da una colonna sonora composta da suoni di apparecchiature mediche (raggi X, risonanza magnetica, turbina dentistica) che hanno contribuito a creare un’atmosfera tendenzialmente allucinatoria.
La scenografia in cui gli attori si muovono procedendo per pose quasi plastiche è essenziale: un tavolo con sopra dei fascicoli e tre sedie, il resto dello spazio è magistralmente “riempito” dai personaggi.
A conclusione dell’indagine giudiziaria il lancio dei dadi per decidere il verdetto. Dopo una serie di disquisizioni basate su indizi e congetture che potrebbero proseguire all’infinito, paradossalmente questo sembra l’unico modo per arrivare alla sentenza.
Alla fine della rappresentazione l’autore dell’opera, dal palco, propone agli spettatori un “gioco”: esponendo le tre tesi maturate durante il processo per il delitto di Cogne (intenzionalità\consapevolezza, temporanea infermità mentale e infermità mentale) chiede ai presenti di esprimersi per alzata di mano sulla colpevolezza o innocenza della Franzoni.
La varietà dei giudizi espressi rispecchia la tesi di Francione: non esiste una “logica valida e universale” da applicare agli indizi; ad ogni affermazione corrisponde una valida smentita proprio perché non è di prove che si tratta. Proprio per questo il processo indiziario è relativo e di conseguenza da evitare.
Drammaturgo in prestito alla magistratura o “Giudice pentito”, come lui stesso ama definirsi, Francione è un ex magistrato che ha deciso ad un certo momento della sua vita che per cambiare ciò che non va nel sistema giudiziario italiano ci vuole il teatro.
“I dadi di temi” infatti è un’opera teatrale costruita sullo scheletro del processo di Cogne, seguendo il metodo satirico-giudiziario del giudice Bridoye nel “Gargantua e Pantagruele” di Rebelais.
Il risultato è una canzonatura dei metodi di giudizio basati sulla logica, considerati infallibili da alcuni magistrati e dei quali Francione ha più volte tentato di far notare l’incostituzionalità.
Sul palco quattro personaggi: Alberto Ruocco, nel ruolo del giudice Brigliadoca (che fu Bridoye); Massimo Mirani è il cancelliere Triboulet; Monica Porcellato nei panni dell’imputata Clara Panurga e Giuliana Adezio, regista della rappresentazione “prestata” al ruolo della medium Medea (interessante rimando alla maga-infanticida della mitologia greca) interpellata dalla corte per far luce sulla faccenda.
La scenografia in cui gli attori si muovono procedendo per pose quasi plastiche è essenziale: un tavolo con sopra dei fascicoli e tre sedie, il resto dello spazio è magistralmente “riempito” dai personaggi.
A conclusione dell’indagine giudiziaria il lancio dei dadi per decidere il verdetto. Dopo una serie di disquisizioni basate su indizi e congetture che potrebbero proseguire all’infinito, paradossalmente questo sembra l’unico modo per arrivare alla sentenza.
Alla fine della rappresentazione l’autore dell’opera, dal palco, propone agli spettatori un “gioco”: esponendo le tre tesi maturate durante il processo per il delitto di Cogne (intenzionalità\consapevolezza, temporanea infermità mentale e infermità mentale) chiede ai presenti di esprimersi per alzata di mano sulla colpevolezza o innocenza della Franzoni.
La varietà dei giudizi espressi rispecchia la tesi di Francione: non esiste una “logica valida e universale” da applicare agli indizi; ad ogni affermazione corrisponde una valida smentita proprio perché non è di prove che si tratta. Proprio per questo il processo indiziario è relativo e di conseguenza da evitare.
Ufficio Stampa