Ucraina-Russia, dopo l'attacco a Sumy la tregua sembra un miraggio

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ESTERI

L’offensiva russa contro la città di Sumy, che ha lasciato sul campo 34 vittime e 117 feriti, ha raffreddato ulteriormente le già flebili speranze di una soluzione negoziata al conflitto. Le parole di Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino, non lasciano spazio a illusioni: i colloqui tra Washington e Mosca, per quanto in corso, difficilmente produrranno esiti immediati. Una presa di posizione che, di fatto, allontana l’obiettivo proclamato da Donald Trump di raggiungere a breve un cessate il fuoco generale e un accordo di pace stabile.

Se da un lato il presidente americano insiste nel presentarsi come mediatore, dall’altro la realtà sul terreno sembra smentire ogni ottimismo. Le bombe continuano a cadere, mentre Peskov accusa i Paesi europei di alimentare il conflitto attraverso il sostegno a Kiev, definita senza mezzi termini un "regime". Un linguaggio che, oltre a negare legittimità alle autorità ucraine, lascia intendere come Mosca non intenda cedere a compromessi.

L’attacco a Sumy, peraltro, non è un episodio isolato ma l’ultimo di una serie di offensive che hanno colpito civili e infrastrutture, in una strategia che mira a logorare la resistenza ucraina. E mentre le diplomazie lavorano su canali paralleli, la guerra prosegue senza tregua, rendendo sempre più evanescente l’ipotesi di una soluzione politica.