“Ogni giorno lavoriamo perché non accadano tragedie come quelle di Moussa”: lettera di 36 associazioni di Verona dopo l’uscita di Salvini
Articolo Precedente
Articolo Successivo
Laici e cattolici, centri sociali e volontari che operano nell’aiuto agli extracomunitari, associazioni e comunità impegnati nel sociale e nelle realtà missionarie. Un documento è stato firmato da 36 gruppi veronesi di diverso orientamento. Costituisce una riflessione e un seguito rispetto alle polemiche suscitate dalla morte di Moussa Diarra, il ventiseienne del Mali ucciso da un poliziotto domenica 20 ottobre davanti alla stazione ferroviaria Porta Nuova di Verona, mentre, in stato alterato, cercava di avventarsi sugli agenti armato di un coltello. (Il Fatto Quotidiano)
Su altri media
«Al poliziotto vorremmo dire che siamo dalla sua parte e che le forze dell'ordine vanno tutelate», dice al telefono Simone Vicentini, classe '76, titolare del bar Puddle Beach all'interno delle piscine comunali del quartiere delle Golosine, a Verona (Corriere della Sera)
La morte di Moussa Diarra, un giovane di 26 anni originario del Mali, avvenuta alla stazione di Porta Nuova a Verona, ha sollevato un'ondata di emozioni e interrogativi. La dinamica dei fatti è ancora oggetto di indagine da parte delle forze dell'ordine e della procura, mentre la comunità locale e diverse associazioni chiedono chiarezza e giustizia. (La Voce di Rovigo)
Si è trovato davanti un pazzo furioso che menava fendenti a destra e manca ma, prima di agire, interpretando la logica del magistrato che lo ha indagato, avrebbe dovuto almeno farsi dare una coltellata, possibilmente non in modo grave, per potere poi agire di conseguenza. (il Giornale)
Continuano ad emergere dettagli sulla vita di Moussa Diarra e sulla sua tragica morte. Sono stati diffusi giovedì 24 ottobre i primi dati dell’autopsia svolta sul corpo del ventiseienne maliano, ucciso da un colpo al petto sparato dalla polizia ferroviaria domenica 20 ottobre, a Verona (Radio Onda d'Urto)
Era presente anche la consulente di parte civile, Gabriella Trenchi e la Polizia scientifica, in particolare per l'esame sugli abiti del giovane. A confermarlo l'autopsia effettuata oggi, giovedì 24 ottobre, nella sede di Medicina legale del Policlinico cittadino dalla professoressa Federica Bortolotti. (ilgazzettino.it)
«Perché per fermarlo non è stato usato il taser?» recita il refrain. Ma ce n’è una che prevarica sulle altre. (Corriere della Sera)