La Cop29 in frenata sulla transizione verde. E intanto la Cina innova (e inquina)

Nel discorso di apertura riservato alla nazione ospitante, il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, ha prima respinto l’etichetta di “petro-Stato” e poi ha definito i combustibili fossili «un regalo di Dio», come il vento e l’erba, doni di cui è insensato vergognarsi. «Se li mettiamo sul mercato è perché il mercato ne ha bisogno».Nel frattempo, il 47° presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, ha preparato le carte per far uscire la “sua” America dall’Accordo di Parigi, cioè dalla più impegnativa strategia di contrasto al surriscaldamento. (Corriere della Sera)

Ne parlano anche altre testate

Il primo pozzo petrolifero industriale del mondo (1846) è ancora lì, sovrastato da una torre-scheletro un po’ sinistra, tra i grattacieli scintillanti del centro e il grigio Mar Caspio. È il monumento alla nazione asiatica che ha dato il via all’«oil boom» ben prima che Winthrop Rockfeller iniziasse a sforacchiare il Texas. (Corriere della Sera)

Gli allagamenti in Sicilia, i tifoni nelle Filippine, la tragica alluvione di Valencia, la tempesta Boris che ha devastato l’Europa centro-orientale, le alluvioni che hanno colpito l’Emilia-Romagna per quattro volte in 18 mesi. (EconomiaCircolare.com)

A ormai meno di due giorni di lavoro dalla prevista fine del summit. E’ l’inizio dell’articolo di Andrea Barolini, direttore di Valori. (la Repubblica)

La Cop è finita, anzi no: non c’è accordo sui fondi

BAKU. Nella notte azera sono continuate le trattative per dare un lieto fine alla 29ª Conferenza Onu sul clima, quest’anno dedicata soprattutto, ma non solo, alla finanza. Al denaro necessario perché quei Paesi che non hanno risorse possano attrezzarsi per ridurre le emissioni di gas serra e per fronteggiare le conseguenze del riscaldamento globale. (la Repubblica)

Fotogramma (Avvenire)

Prima è stata convocata per le 22 di ieri sera. (Il Fatto Quotidiano)