Fabbrica dormitorio abusiva sequestrata a Samarate. Lavoratori cinesi sfruttati cucivano capi di famose griffe per 8 euro l’ora in nero

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Il Fatto Quotidiano INTERNO

Confezionavano capi di note griffe che venivano rivenduti al dettaglio a 400. I lavoratori, cittadini cinesi, alcuni dei quali senza permesso di soggiorno, altri in nero e minorenni, ne prendevano 8 all’ora, in nero. E alloggiavano in dormitori abusivi accanto al capannone. È quanto scoperto dai finanzieri del Comando provinciale di Varese a Samarate. L’opificio è stato sequestrato. I finanzieri di Busto Arsizio hanno avviato un controllo fiscale nei confronti dell’impresa, attiva da soli tre mesi, che operava in totale spregio delle norme igienico-sanitarie e di quelle in materia di prevenzione incendi, sfruttando manodopera illecita e clandestina. (Il Fatto Quotidiano)

La notizia riportata su altri media

Qui sarebbe stati sfruttati per produrre capi di alta moda. (Fanpage.it)

La ditta aveva sede legale a Torino, ma produceva tutto a Samarate. In un opificio di sartoria di Samarate, i militari della Guardia di Finanza del Comando provinciale di Varese hanno scoperto dei lavoratori clandestini che producevano, in nero, abiti d’alta moda. (Tiscali Notizie)

– Producevano e confezionavano vestiti per griffe d’alta moda lavorando “in nero” in un capannone in condizioni igienico-sanitarie precarie. I capi d'abbigliamento erano realizzati grazie a manodopera pagata 8 euro l'ora. (IL GIORNO)

In provincia di Varese Un capannone fatiscente e privo di autorizzazioni, utilizzato come opificio clandestino, è stato scoperto dalla Guardia di Finanza del Comando provinciale di Varese a Samarate. (BlogSicilia.it)

Abiti di lusso prodotti a meno di 10 euro e rivenduti a 400. Lavoratori sfruttati e costretti a vivere in condizioni pietose. (MilanoToday.it)

Il titolare dell'attività, un cinese di 52 anni (la ditta aveva sede legale a Torino ma produceva tutto a Samarate), è stato denunciato per caporalato, sfruttamento e ospitalità di manodopera clandestina e gravi violazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro. (Corriere del Ticino)