Fuga di spettatori dai telegiornali. La crisi più nera è per Tg1 e Tg2
ROMA — La grande fuga. Il 2023 è stato l’anno dell’esodo di massa dai telegiornali. Tutti: pubblici e privati. Sintomo di una conclamata disaffezione degli italiani, che preferiscono informarsi su altri media, abbandonando quelli tradizionali; nonché di un crescente “sgradimento” per i principali notiziari nazionali. A fare eccezione è solo il TgLa7, l’unico che riesce a guadagnare un po’. Mentre… (la Repubblica)
Ne parlano anche altri giornali
/01/2024 Entrambe le testate vengono da decenni di manipolazioni in un contesto in cui i grandi media perdono autorevolezza. (Arianna Editrice)
Un articolo nel quale si parla testualmente di fuga dai telegiornali. In particolare ciò riguarda il TG1 e il TG2, spiega con solerzia il rotocalco nichilista e liberal. (Radio Radio)
Si è parlato tanto in questi giorni dei dati di ascolto dei telegiornali resi noti dal quotidiano romano Repubblica. Dei numeri che secondo il giornale del gruppo Gedi farebbero registrare un calo di telespettatori rispetto al passato. (Tvblog)
La fotografia degli ascolti dei telegiornali che fa Giovanna Vitale su “Repubblica” di oggi rivela un quadro davvero allarmante sullo stato dell’informazione pubblica: i telegiornali Rai più costosi e con maggiori risorse, Tg1 e Tg2, segnano un pesante crollo, sia in termini di telespettatori (rispettivamente -336mila e -160mila), sia in termini di share; Tg5 e Tg3, pur perdendo una quota ridotta di telespettatori (come, del resto, la tv generalista nel suo complesso), crescono invece in termini di share; l’unico tg che cresce sia come share che pubblico è il Tg La7 di Enrico Mentana. (L'HuffPost)
I bersagli grossi sono ovviamente le testate in quota centrodestra, in primis il Tg1 di Gian Marco Chiocci, scelto personalmente dalla premier e quindi nemico da abbattere. L'artiglieria pesante è puntata lì. (ilGiornale.it)
Nei telegiornali la “linea d’ombra” conradiana - che preannuncia un’onorata maturità e un discreto coraggio nei cambiamenti - sta in una piccola striscia. Una striscia che, nelle grande mappa dell’audience, colora di blu l’incremento d’ascolti; a dispetto della striscia rossa, la quale si snoda malignamente verso il basso. (Liberoquotidiano.it)