Vasco, il nazifascismo e la fame di nuove attenzioni

Da quanto tempo non si sente parlare di Vasco Rossi per una canzone nuova? Saranno forse due, tre anni? A spanne forse anche un po' di più. Una carriera straordinaria quella del cantante di Zocca, costellata di successi incredibili e di concerti che pochi altri artisti italiani possono vantare per eco mediatica e per partecipazione. Ma si torna al punto iniziale: da quanto tempo Vasco non fa parlare di sé per una canzone? Ed è forse in questa "vacanza" di attenzioni, in quest'assenza di riflettori, che il rocker ha deciso di rimediare nel modo più semplice e rapido di cui si dispone nell'era dei social. (il Giornale)

Su altri media

Nell’ultima puntata della Zanzara, Giuseppe Cruciani ha così commentato alcune recenti dichiarazioni di Vasco Rossi e Angelo Bonelli, nonché una curiosa notizia sui montoni gay. (Nicola Porro)

Scontando, per questo, un periodo di deportazione e prigionia in un campo di concentramento a Dortmund, in Germania. Il 31 ottobre 1979 moriva il padre di Vasco Rossi, Giovanni Carlo Rossi detto Carlino. (Rolling Stone Italia)

«Il 31 ottobre del 1979 te ne sei andato piegato dalla fatica. Ricordo ancora il tuo mezzo sorriso, caro papà… dolce e gentile… L'altra metà te l'avevano portato via i due anni di lager nazista a Dortmund che avevi dovuto scontare per non esserti voluto piegare alla barbarie del nazifascismo». (La Stampa)

Vasco ricorda il papà: «Non ti piegasti al nazi-fascismo, ora sono tornati». Mollicone: «Così oltraggi milioni di italiani»

Poi, il rocker di Zocca continua il suo viaggio nella memoria con una critica al governo: «L’altra metà te l’avevano portato via i due anni di lager Nazista a Dortmund che avevi dovuto scontare per non esserti voluto piegare alla barbarie del Nazi Fascismo. (Corriere della Sera)

Due giorni fa ricorreva l'anniversario della scomparsa di Giovanni Carlo Rossi, papà del Blasco. La storia è ormai nota. (Liberoquotidiano.it)

Non ci crederai… ma sono tornati… lupi travestiti da agnelli…bulli.. arroganti e le facce ghignanti». (ilmessaggero.it)