Lollobrigida: nomina Fitto in Ue grazie a impegno Meloni
Roma, 21 nov. – “Auguri di buon lavoro a Fitto che da oggi grazie all’impegno della presidente Meloni e alla autorevolezza dell’Italia potrà coordinare anche i settori della agricoltura e della pesca. E’ cambiata la direzione dell’Europa anche grazie alla nostra nazione, all’Italia che torna a fare il mestiere che la storia le ha attribuito”. Lo ha detto il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, rispondendo a una interrogazione sulla pesca al question time al Senato. (Agenzia askanews)
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Non si può dire che la Commissione Von der Leyen nasca sotto buoni auspici. È fragile, incrinata da una frattura a malapena ricomposta tra Popolari, da un lato, e Socialisti e Liberali, dall’altro. E ci sono pochi dubbi che l’asse politico si sia curvato verso destra. (la Repubblica)
Ma il patto è stato sottoscritto a… Anche Raffaele Fitto, insieme alla spagnola Teresa Ribera, ha ricevuto il via libera del Parlamento europeo per la carica di vicepresidente esecutivo. (la Repubblica)
È stata questa la linea di Raffaele Fitto fin dall’inizio, illustrata nell’audizione da commissario designato e negli innumerevoli colloqui che egli ha avuto in Ue con tutti i gruppi parlamentari e con tantissimi esponenti di qualsiasi partito e con singoli euro-deputati specialmente quelli che si erano espressi contro la sua vicepresidenza (se uno lo attacca, Fitto gli telefona e lo incontra: da eterno democristiano). (ilmessaggero.it)
Alla fine, i Socialisti e i Liberali europei hanno dovuto ingoiare l'amara pillola e dare il via libera alla nomina di Raffaele Fitto, del gruppo dei Conservatori, a commissario Ue con l'incarico di vicepresidente esecutivo. (Italia Oggi)
Il piatto forte del voto a favore di una vicepresidenza della Commissione europea affidata al Conservatore Raffaele Fitto è condito con un documento programmatico in nove punti, firmato da Popolari, Socialisti e Liberali, la cui unica funzione è ribadire che la maggioranza resta quella del luglio scorso e il partito di Giorgia Meloni, vicepresidente o non vicepresidente, non ne fa parte. (il manifesto)
Il primo: la successione ad un ministro che assommava più deleghe di chiunque altro: Pnrr, Sud, politiche di coesione e Affari comunitari. E però di qui in poi la premier ha davanti a sé tre grossi problemi politici. (La Stampa)