Siria, Assad torna a Damasco scortato dagli iraniani
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Il presidente siriano Bashar al-Assad è tornato a Damasco, accompagnato dal ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, in un momento di estrema tensione e incertezza per il regime. La crisi siriana, che ha visto l'ingresso dei ribelli ad Aleppo e l'intensificarsi delle operazioni militari, sembra lontana da una risoluzione. Le milizie filoturche continuano a spingere verso sud, in particolare in direzione della città di Hama, mentre l'esercito siriano ha lanciato un primo contrattacco nella mattinata di ieri.
Nel frattempo, i cacciabombardieri russi sono tornati in azione, cercando di sostenere le forze governative. La situazione sul campo è estremamente fluida, con le truppe dell'opposizione che avanzano e l'esercito siriano che risponde con attacchi aerei nel tentativo di respingere gli insorti. La presenza di Assad a Damasco, immortalata in una foto con Araghchi, è un tentativo di dimostrare che il presidente è ancora al controllo del potere, nonostante le crescenti difficoltà.
Il conflitto ha causato oltre 400 morti, con Assad che ha dichiarato l'intenzione di fermare i jihadisti. Tuttavia, la situazione rimane critica, con poche certezze sul futuro del regime. Le forze ribelli hanno conquistato gran parte della provincia di Idlib e i sobborghi di Aleppo, avanzando verso la regione di Hama. La comunità internazionale, rappresentata da Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania, ha chiesto una rapida de-escalation del conflitto, sottolineando la necessità di proteggere i civili e le infrastrutture.
In questo contesto, il capo della diplomazia siriana si è recato in Turchia, principale alleato dei ribelli, per discutere con il presidente Erdogan. La situazione rimane estremamente complessa, con molteplici attori coinvolti e un equilibrio di potere in continua evoluzione.