Le reazioni: “C’è un giudice a Palermo”

Gli applausi per Salvini alla Camera "Il fatto non sussiste". Con questa formula, il ministro dei Trasporti è stato assolto nel caso Open Arms. Al momento della lettura della sentenza, in aula è scoppiato un fragoroso applauso. Erano numerosi i dirigenti della Lega che questa mattina si sono presentati nell'aula bunker del carcere Pagliarelli per assistere alla lettura del dispositivo, arrivato dopo lunghe ore di camera di consiglio. (il Giornale)

La notizia riportata su altri giornali

Ma i pubblici ministeri Marzia Sabella, Geri Ferrara e Giorgia Righi l’accusano di sequestro di persona e di rifiuto di atti d’ufficio: «Nell’agosto 2019 – hanno detto nella requisitoria – da ministro dell’Interno aveva l’obbligo di rilasciare senza indugio alla nave dell’Ong Open Arms il place of safety, il porto sicuro, per 147 migranti soccorsi nel Canale di Sicilia. (La Repubblica)

'Fa sorridere l'espressione 'il fatto non sussiste', perché il fatto sussiste, eccome. Il fatto sussiste e io e altri insieme a me ne siamo stati (Adnkronos)

Il ministro per le Infrastrutture, Matteo Salvini, arriva all'aula bunker dei Pagliarelli, a Palermo - GRAMMA (Avvenire)

L'assoluzione condanna i manettari

L'aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo, dove si è svolto il processo Open Arms. - ANSA (Avvenire)

Si chiude oggi, 20 dicembre, il primo grado del processo che vede il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver impedito lo sbarco a Lampedusa di 147 migranti soccorsi dalla ong spagnola Open Arms (Sky Tg24 )

Per alcuni la sentenza nei confronti di Matteo Salvini non sarebbe mai dovuta arrivare perché, a loro avviso, era già stata emessa. Di condanna, ovviamente, e senza possibilità di appello. Sono quelli dell'esultanza precoce, quelli che dal giorno dell'inizio del processo a carico dell'allora ministro dell'Interno non hanno smesso nemmeno per un minuto di festeggiare e di trattare l'imputato come un condannato in via definitiva. (il Giornale)