Ue, duello tra Italia e Francia per la delega sull'industria

Ascolta ora 00:00 00:00 Conclusa la partita sulle nomine del Consiglio europeo è entrata nel vivo la trattativa sulla composizione della maggioranza nell'europarlamento che dovrà votare i nomi indicati dai capi di Stato e di governo per i ruoli apicali nelle istituzioni europee e per definire le figure e le deleghe dei commissari. In questo contesto l'Italia gioca una delicata partita a scacchi con l'obiettivo di Giorgia Meloni di ottenere posizioni in grado di valorizzare il ruolo di paese fondatore e terza economia dell'eurozona. (il Giornale)

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Né era successo che votasse contro un presidente del Consiglio europeo, che poi però viene eletto. Non era mai successo in 67 anni che l’Italia non votasse un presidente della Commissione di Bruxelles, come ha fatto l’altra sera su Ursula von der Leyen. (Corriere della Sera)

Ursula von der Leyen sarà ancora presidente della Commissione europea per i prossimi cinque anni. La fumata bianca è arrivata poco prima della mezzanotte. I leader dei Ventisette, riuniti a Palazzo Europa a Bruxelles per il Consiglio europeo, hanno scelto con un’ampia maggioranza di sigillare il prossimo ciclo politico nel nome di Ursula. (il manifesto)

Ma la sua posizione è stata tutt’altro che ferma: si è opposta alle candidature di Antonio Costa come presidente del Consiglio Ue e di Kaja Kallas Alto rappresentante per la Politica Estera, ma ha mostrato ambiguità su Ursula von der Leyen, astenendosi sulla sua riconferma a capo della Commissione. (Il Fatto Quotidiano)

Il dilemma europeo: la linea dura conviene o no?

Rispondendo a una domanda sulla decisione di votare contro Costa e Kallas, Meloni ha risposto: "Se fosse come si dice, cioè che se non sei d'accordo con alcune decisioni qualcuno te la fa pagare, sarebbe vergognoso. (AGI - Agenzia Italia)

"Non sostengo e non ho sostenuto questa proposta, lo considero un grande errore e una mancanza di rispetto dei cittadini europei". Così Giorgia Meloni a margine del Consiglio europeo a Bruxelles. (Tiscali Notizie)

Quando Giorgia Meloni si arrabbia perché ritiene le sia stato fatto un torto – come nel caso delle nomine europee per i cosiddetti top jobs, dove si è stretto un accordo in sua contumacia, nonostante sia la leader uscita meglio dal voto per il Parlamento di Strasburgo – lo dice chiaramente e, in tal modo, rivolge la situazione a suo favore. (Start Magazine)