FRENI: “PAESE VA AVANTI ANCHE SENZA IRRESPONSABILITÀ DI LANDINI”
Federico Freni è sconcertato dalle parole di Maurizio Landini. Il segretario della Cgil ieri ha detto che “è arrivato il momento di una vera rivolta sociale”. E ha aggiunto che lo sciopero generale del 29 novembre sarà l’inizio di una “battaglia” per cambiare la terza Manovra del Governo. Landini ha manifestato la propria contrarietà per l’accordo per gli statali senza Cgil e Uil. Tuttavia, secondo il sottosegretario del Ministero dell’Economia, intervistato dal Corriere della Sera, “il Paese può andare avanti benissimo anche senza l’astio e l’irresponsabilità di Landini. (opinione.it)
Ne parlano anche altri giornali
Maurizio Landini rilancia con gli interessi la linea irresponsabile del suo sindacato negli anni in cui i suoi antichi predecessori sostenevano la follia del salario quale variabile indipendente da tutto. (il Giornale)
In un clima caratterizzato da crescenti tensioni sociali, il dibattito italiano si arricchisce di nuove sfumature con Maurizio Landini, segretario della CGIL, al centro della scena. Il dialogo si sposta sulle strategie sindacali e le reazioni del mondo politico, delineando un’Italia divisa tra esigenze sociali e conflitti ideologici. (Nicola Porro)
Per noi lo sciopero non è che l’inizio di una mobilitazione e di una battaglia perché il nostro obiettivo non è semplicemente migliorare o cambiare la legge di bilancio, il nostro obiettivo è cambiare e migliorare il nostro paese anche attraverso l’uso dei referendum». (Gazzetta di Reggio)
Una sentenza. Un altro oracolo dopo Paolo Mieli. (Il Giornale d'Italia)
“Avanti così non si può più andare, lo sciopero generale del 29 novembre non sarà che l’inizio di una “battaglia per cambiare non solo la manovra ma il paese” ha affermato Landini nel suo intervento all’assemblea. (Contropiano)
Il vicepremier azzurro replica al leader Cgil: "Rivolta sociale? No a manifestazioni violente" “I sindacati – ha detto il ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia parlando con i cronisti a Pechino – sono divisi, da una parte Cgil e Uil, dall’altra Cisl e gli autonomi, l’Ugl. (LAPRESSE)