Nuove esplosioni in Libano un giorno dopo l'attacco ai cercapersone: altri morti

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Di Euronews Mercoledì pomeriggio sono state udite diverse esplosioni a Beirut e nel sud del Paese. A esplodere questa volta sarebbero state radio portatili, walkie-talkie, macchine per impronte digitali e pannelli solari PUBBLICITÀ Un giorno dopo che i cercapersone utilizzati dal gruppo militante Hezbollah sono esplosi in Libano, causando almeno dodici morti e migliaia di feriti, mercoledì si sono udite nuovamente esplosioni in tutto il Paese. (Euronews Italiano)

Se ne è parlato anche su altri giornali

Il monumento ai “guerrieri beduini” caduti per Israele presidia la pianura tra Haifa e Nazareth. Ma la guerra al Nord è una pagina mai chiusa: una decina di razzi di Hezbollah dalle colline libanesi annunciano la temporanea rappresaglia per l’attacco dei cercapersone. (Avvenire)

Si contano almeno 12 vittime, oltre 2.800 feriti, tra i miliziani del "Partito di Dio" e fra i civili. Due ondate di esplosioni investono il Libano e la Siria. (L'HuffPost)

Hassan Nasrallah ha aperto il suo discorso a due giorni dalle prime esplosioni di walkie-talkie in Libano che hanno causato la morte di almeno 37 persone. " Israele ha suprato tutte le linee rosse e violato tutte le leggi ". (il Giornale)

Colpito e vulnerabile umiliato il partito di Dio. Nasrallah prende tempo

Il movimento sciita libanese Hezbollah ha giurato vendetta contro Israele dopo che almeno 3.000 cercapersone utilizzati dai suoi miliziani e comandanti sono esplosi ieri pomeriggio simultaneamente in tutto il Libano (ma anche in Siria), uccidendo secondo l’ultimo bilancio 18 persone (tra cui una bambina di 8 anni) e ferendone circa 4.000 di cui 200 in modo grave mentre 500 miliziani sarebbero rimasti ciechi. (Analisi Difesa)

GERUSALEMME. Certo è che l’operazione non solo è stata studiata nei minimi dettagli, ma ha richiesto tempo. (La Stampa)

Negli anni gli Hezbollah, oltre alla dominazione iraniana su un Paese che altrimenti avrebbe scelto il pluralismo religioso, hanno portato a una dittatura delle armi travestita da democrazia, a esplosioni con molte centinaia di morti francesi, americani, israeliani, ad assassini come quelli di Rafik Hariri, a incendi come quello devastante del porto di Beirut, 4 agosto 2020. (il Giornale)