La crisi dell'automotive europeo, la lezione di Byd e Tesla
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La crisi dell'automotive europeo, che molti attribuiscono a un modello gestionale ormai obsoleto, è diventata un tema centrale nel dibattito economico e politico. Le case automobilistiche europee, strette tra le nuove normative dell'Unione Europea e la concorrenza agguerrita di aziende come Tesla e Byd, si trovano a dover ripensare le proprie strategie per rimanere competitive. La visione imprenditoriale e l'innovazione, elementi chiave per il successo nel mercato automobilistico del futuro, sono stati incarnati perfettamente da Tesla e Byd, che hanno saputo anticipare le tendenze e adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato.
Le nuove normative europee, che entreranno in vigore nel 2025, prevedono limiti più stringenti sulle emissioni, costringendo le case automobilistiche a ridurre la produzione di veicoli non elettrici. Questo potrebbe portare a una diminuzione dei prezzi medi delle vetture a zero emissioni, rendendole più accessibili al grande pubblico. Tuttavia, la transizione verso l'elettrico non è priva di ostacoli: la necessità di investimenti ingenti in infrastrutture e ricerca, unita alla resistenza di una parte del mercato ancora legata ai motori tradizionali, rappresenta una sfida significativa.
Nel contesto italiano, il segretario Landini e altri esponenti sindacali hanno attribuito al governo Meloni la responsabilità per le migliaia di posti di lavoro a rischio nel settore automobilistico e nel suo indotto. Tuttavia, la situazione appare più complessa: alcuni segnali e dati suggeriscono che le cause siano da ricercare anche nelle politiche europee, guidate dalla Commissione sotto la presidenza di Ursula von der Leyen e dall’influenza di forze politiche di diversa natura. La crisi dell’auto, dunque, non può essere attribuita a un singolo fattore, ma è il risultato di una serie di dinamiche interconnesse che richiedono un approccio multifattoriale per essere comprese appieno.
Thierry Breton, commissario europeo al Mercato Interno, ha proposto una ricetta per evitare che il settore dell’automotive resti impantanato in una crisi potenzialmente esplosiva: maggiore flessibilità nell’applicazione delle norme e l’attivazione della leva finanziaria, magari anche attraverso incentivi, ma a patto che si privilegi l’acquisto di mezzi “Made in EU”.