Caso Abedini, richiesta di domiciliari con braccialetto elettronico
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La strategia sulla possibile liberazione dell'ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, arrestato a Malpensa il 16 dicembre su richiesta degli Stati Uniti, è cambiata nelle ultime ore. Se inizialmente sembrava imminente il rimpatrio dell'ingegnere, ora la situazione appare più complessa. Abedini, attraverso il suo avvocato Alfredo De Francesco, ha presentato un'istanza alla V Corte d'Appello di Milano per ottenere gli arresti domiciliari con l'applicazione di un braccialetto elettronico, al fine di dimostrare che non vi è rischio di fuga.
L'ingegnere, noto per il suo lavoro sui droni, ha offerto la disponibilità a vivere in un appartamento privato a Milano, diverso da quello già proposto, per rassicurare ulteriormente i giudici. La richiesta di domiciliari è stata integrata con la proposta di un braccialetto elettronico, una misura che Abedini ritiene sufficiente a garantire la sua presenza e a dissipare i timori di una possibile fuga.
Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, in un'intervista rilasciata al TG1, ha definito "prematuro" ogni giudizio definitivo sulla questione, sottolineando che l'udienza è già stata fissata per il 15 gennaio. Tuttavia, ha evidenziato che le carte dagli Stati Uniti, necessarie per una valutazione completa del caso, non sono ancora pervenute. Questo ritardo nella documentazione potrebbe influenzare la decisione della corte, che dovrà valutare attentamente tutte le circostanze prima di pronunciarsi sulla richiesta di domiciliari.
La vicenda di Abedini, che ha attirato l'attenzione mediatica e sollevato interrogativi sulla gestione dei casi di estradizione, continua a evolversi. La sua richiesta di domiciliari con braccialetto elettronico rappresenta un tentativo di trovare una soluzione che possa soddisfare le esigenze di sicurezza delle autorità italiane e, al contempo, rispettare i diritti dell'imputato.