Abbiamo ancora solo due giorni per vedere al cinema uno dei più potenti film-concerto di sempre

Abbiamo ancora solo due giorni per vedere al cinema uno dei più potenti film-concerto di sempre 1984: Jonathan Demme film 3 concerti dei Talking Heads. Ne esce il leggendario Stop Making Sense, oggi restaurato e film evento in sala. Il palco, da spoglio e senza scenografia, si riempie di musicisti, strumenti e oggetti d’arredo... Di Luca Barnabé David Byrne e Lynn Marby in Stop Making Sense, film concerto dei Talking Heads. (Style - Moda Uomo del Corriere della Sera)

Ne parlano anche altri giornali

"Ho una cassetta da farvi sentire". È da solo, con una chitarra acustica e uno di quegli stereo portatili che si usavano negli anni Ottanta. (Movieplayer)

“Andai a vedere il concerto dei Talking Heads…fui davvero impressionato da quanto erano maturati, sul piano dell’interpretazione. Rimasi stupefatto nel constatare come gli interpreti simili a statue che una volta conoscevo come Talking Heads si fossero trasformati in questi grandi professionisti dallo spirito libero…” Jonathan Demme (Sentieri Selvaggi)

Jerry Harrison, storico chitarrista e tastierista dei Talking Heads, ha incontrato il pubblico italiano in alcune tappe di presentazione di “Stop making sense”, con serate festose che, oltre a prevedere la proiezione del celebre docufilm diretto da Jonathan Demme («fu abilissimo a cogliere la nostra straordinarietà»), hanno regalato a numerosi fan la possibilità di incontrare Harrison, di stringergli la mano ed ascoltare i tanti retroscena della lavorazione del film, che compie 40 anni, e della sperimentale storia musicale dei Talking Heads. (Libertà)

Stop Making Sense, la regola dei Talking Heads

Questo non è solo un arricchimento per il teatro stesso, ma una rivitalizzazione per tutto il centro storico, che merita di riscoprire il cinema come luogo di incontro e di scambio culturale. (Corriere di Lamezia)

«Avevamo la sensazione che Stop Making Sense sarebbe diventato un classico? No, però avevamo le idee molto chiare su quello che il film di Jonathan Demme avrebbe dovuto essere: senza interruzioni, non c’era bisogno di parlare, spiegare. (Corriere della Sera)

In un teatro di Hollywood col pubblico pagante, a pochi passi dagli studios dove al mattino affrontava i capricci delle star per il suo Tempo di swing, il regista Jonathan Demme aveva lasciato che la band – conosceva e adorava da sempre i Talking Heads – illuminasse il palco e facesse il film contando unicamente sulla presenza dei 9 musicisti e dei fondamentali dello spettacolo. (il manifesto)