JULIAN ASSANGE, UN PASSO IN PIÙ VERSO LA LIBERTÀ? - GIGI MONCALVO, BERENICE GALLI

ByoBlu ESTERI

Julian Assange ha ottenuto una vittoria nella sua battaglia in corso contro l’estradizione dal Regno Unito dopo che i giudici dell’Alta Corte di Londra gli hanno concesso il permesso di ricorrere in appello. Ne parliamo con i giornalisti Gigi Moncalvo e Berenice Galli da Londra. (ByoBlu)

La notizia riportata su altre testate

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020) (La Gazzetta del Mezzogiorno)

I giudici dell’Alta Corte di Londra, chiamati a esprimersi sul diritto di Assange di presentare un nuovo appello nel Regno Unito – dove il giornalista australiano si trova detenuto dal 2019 – gli hanno infatti dato ragione, scongiurando così la sua immediata estradizione negli USA. (L'INDIPENDENTE)

Diverse decine di manifestanti si sono radunati davanti alla Royal Courts of Justice di Londra, dove hanno sede la High Court e Court of Appeal, mentre si attende che due giudici si pronuncino sulla possibilità o meno per il fondatore di WikiLeaks Julian Assange di un nuovo ricorso contro la sua estradizione negli Stati Uniti. (Quotidiano di Sicilia)

PUBBLICITÀ L'Alta corte di Londra ha stabilito che il fondatore di WikiLeaks Julian Assange ha diritto di ricorrere in appello contro la sua estradizione negli Stati Uniti. (Euronews Italiano)

Il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, può presentare un nuovo ricorso contro l’estradizione negli Stati Uniti, ha stabilito l’Alta Corte. Gli è stato concesso il permesso di ricorrere in appello contro l’ordine di essere inviato negli Stati Uniti per essere processato per aver divulgato segreti militari, che secondo la procura hanno messo in pericolo vite umane. (articolo21)

L'Alta Corte di Londra ha concesso un ulteriore appello a Julian Assange contro l'estradizione negli Usa, riconoscendo come non infondate le argomentazioni della difesa del fondatore di WikiLeaks sul timore di un processo non giusto oltre oceano. (La Stampa)