Quadro rubato, Sgarbi prova a difendersi: “Accuse infondate, mie condotte trasparenti”. Poi le solite accuse a “certa stampa”

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Per la Procura di Macerata non ci sono dubbi: quel quadro di Rutilio Manetti è stato fatto modificare da Vittorio Sgarbi, che è indagato per riciclaggio, autoriciclaggio e contraffazione di opere d’arte e per questo motivo rischia una condanna da 4 a 12 anni di carcere. Il diretto interessato, però, la pensa diversamente e ha affidato alle agenzie di stampa il suo tentativo di difesa: “I miei difensori sono impegnati a ricostruire la realtà dei fatti oggetto delle contestazioni, che ritengo comunque infondate” ha detto il critico d’arte, che dopo lo scoop del Fatto (in collaborazione con Report) è stato costretto a rassegnare le sue dimissioni da sottosegretario alla Cultura. (Il Fatto Quotidiano)

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Secondo un articolo pubblicato oggi dal "Fatto quotidiano", la Procura della Repubblica di Macerata che conduce le indagini sulla provenienza del quadro titolato "La cattura di San Pietro" esposto in una mostra a Lucca curata dal noto critico d'arte ed ex sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi, l'opera sarebbe la medesima sottratta al Castello di Buriasco e quindi non proveniente da una sua villa in provincia di Viterbo come da lui sostenuto. (L'Eco del Chisone)

Le indagini del Reparto operativo dei Carabinieri Tutela patrimonio culturale, coordinati dalla Procura di Macerata, sono scattate a seguito di alcune dichiarazioni rese dall’ex restauratore bresciano della famiglia Cavallini-Sgarbi, inizialmente raccolte nell’ambito di un altro fascicolo processuale, che hanno determinato l’apertura di un nuovo versante d’indagine riguardante l’opera raffigurante "La cattura di San Pietro", attribuita al pittore senese Rutilio Manetti, ricevuta e restaurata dal libero professionista tra il 2015 e il 2016 su incarico di Vittorio Sgarbi (La Nuova Ferrara)

Vittorio Sgarbi rischia da 4 a 12 anni di carcere per riciclaggio, autoriciclaggio e contraffazione di opere d’arte. Se non bastasse a inchiodare il critico d'arte, c'è anche la confessione di Pasquale Frongia, il pittore che avrebbe aggiunto la torcia, mancante nell'originale, al quadro dell'artista senese al centro dell'inchiesta che ha travolto l'ex sottosegretario alla Cultura, portandolo a dimettersi. (Corriere Roma)

Dagli elementi indiziari raccolti, infatti, è emerso che l’uomo, sia durante la convivenza, sia dopo l’interruzione della relazione sentimentale, ha più volte compiuto azioni violente, sia fisiche che psicologiche nei confronti della donna. (Frosinone News)

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Il dipinto, sostiene l'accusa, «coincide per materiali, tecnica esecutiva e morfologia del degrado con i frammenti consegnati dal denunciante del furto». (Corriere del Ticino)