Violenza alla Barca: un urto, una lite e la morte di Eddine, 19 anni

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INTERNO

Quello che doveva essere un venerdì sera come tanti si è trasformato in una tragedia senza senso, lasciando sul marciapiede di via Buozzi, alla Barca, il corpo esanime di Eddine Essefi Bader. Un ragazzo di 19 anni, tunisino ma bolognese d’adozione, che ha perso la vita per una dinamica assurda, banale nella sua crudeltà: un urto, uno sguardo di troppo, e poi la furia cieca di chi, anziché fermarsi, ha scelto di colpire.

Secondo le prime ricostruzioni, tutto sarebbe iniziato con una collisione accidentale tra Eddine e un altro giovane, forse in sella a un motorino. Quel contatto, invece di risolversi in uno scambio di scuse, ha innescato una reazione violenta. Il ragazzo sarebbe stato aggredito da più persone, picchiato con tale forza da finire a terra, dove – secondo alcune testimonianze – potrebbe anche essere stato investito dal mezzo a due ruote. L’impatto con un muretto avrebbe poi causato il trauma cranico che lo ha ucciso poche ore dopo, nonostante i tentativi disperati dei medici del Pronto soccorso del Maggiore.

I carabinieri, coordinati dalla Procura, stanno ora ricostruendo i minuti precedenti all’aggressione, analizzando le immagini delle telecamere e ascoltando i testimoni. L’ipotesi principale è quella di un omicidio preterintenzionale: un delitto, cioè, non voluto ma causato da azioni violente che, per loro natura, potevano avere esiti letali. Due giovani, già identificati, sono ricercati: uno sarebbe il principale aggressore, l’altro un complice.

Sul posto, intanto, i segni del dolore. Fiori, biglietti, scritte che ricordano Eddine con parole semplici e dirette: "Bader vive. Sempre nel cuore". Tra chi passa, c’è chi si ferma, chi accende una candela, chi fissa quel marciapiede con lo sguardo vuoto di chi non riesce a capacitarsi di quanto accaduto. Perché è questo, più di tutto, che colpisce: l’assurdità di una morte che poteva essere evitata, il prezzo pagato per una lite nata dal nulla.