Medici di famiglia, la riforma prevede di renderli lavoratori dipendenti. Che cosa cambierà
Medici di famiglia, la riforma prevede di renderli lavoratori dipendenti. Che cosa cambierà L’idea è migliorare l’offerta per i cittadini a livello territoriale con i medici di famiglia che lavoreranno nelle Case di comunità e nei Cot, le centrali operative territoriali I Medici di famiglia saranno assunti dirattemente dal Servizio sanitario Nazionale per lavorare sul territorio dove saranno poi assegnati nelle 1400 Case di Comunità. (- DottNet)
La notizia riportata su altri media
I giovani dottori che decideranno dopo la nuova specializzazione universitaria in cure primarie di diventare medici di famiglia non saranno più infatti come oggi dei “liberi professionisti” che siglano una convenzione con il Ssn in base alla quale tenere aperti i loro ambulatori per alcune ore al giorno gestendo un determinato numero di pazienti (1500 al massimo che con le deroghe arrivano in media a 1800) in modo autonomo e spesso troppo isolato, ma saranno dei veri e propri dipendenti assunti con orari e contratti nazionali. (Il Sole 24 ORE)
In lavorazione, tra il ministero della Salute e le Regioni, c'è una riforma dei medici di base che potrebbe portarli a diventare dipendenti del Ssn, e non più liberi professionisti. Ecco le principali novità. (Fanpage.it)
I giovani dottori che, dopo la nuova specializzazione universitaria in Cure primarie, decideranno di diventare medici di famiglia non saranno più liberi professionisti che siglano una convenzione con il Ssn per tenere aperti i loro ambulatori alcune ore al giorno, gestendo in modo autonomo un determinato numero di pazienti (1.500 al massimo, che con le deroghe arrivano in media a 1.800), ma saranno veri e propri dipendenti, assunti con orari e contratti nazionali. (Nurse Times)
08 GEN Medici di famiglia dipendenti e centralità delle Case di comunità, cambi nella formazione dei giovani medici del territorio (valutata positivamente) e ora l’anno nuovo parte con una proposta del ministro della Salute, Orazio Schillaci, che sarebbe via di definizione con l’apporto di alcune regioni. (Quotidiano Sanità)
E non è sufficiente costruire infrastrutture, le dobbiamo distribuire in modo uniforme nel Paese e farci carico degli operatori e dei servizi. Medici ne abbiamo, ma non sempre dove servono. (Corriere della Sera)
Il tema vero non è “salvare” la sanità pubblica, ma il come costruire un Servizio Sanitario Nazionale (SSN) omogeneo per contabilità, sistemi informativi, costi e prestazioni anche se affidato alle Regioni e Province Autonome. (L'HuffPost)