Migranti e lotte fra poteri, all’origine di tutto la debolezza della politica

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Era scontato l’intervento della magistratura italiana sulla questione migranti, in Albania, dato che la Corte di giustizia europea ha emesso, il 4 ottobre, una sentenza, in cui dava una interpretazione di definizione di Paese sicuro, passando la patata bollente alla magistratura italiana, come previsto dal diritto europeo. E, comunque, Paese sicuro o no, spetta al potere politico decidere. Figurarsi che non lo sapessero la presidente Meloni, ministri dell’Interno Piantedosi e della Giustizia Nordio e il sottosegretario Mantovano. (La Gazzetta del Mezzogiorno)

Su altre fonti

1 Si può disapplicare una legge interna come avvenuto in questi giorni sui migranti in Albania? La questione giuridica non è semplice, ma i giudici non hanno disapplicato la legge interna, l’hanno piuttosto integrata alla luce della interpretazione data dalla Corte di giustizia: la Corte UE ha chiaramente detto che un Paese per essere considerato sicuro deve esserlo in ogni sua parte rimettendo al giudice la valutazione del caso concreto. (Corriere Roma)

Volo alto: un filosofo del diritto che parli del giudice nei termini in cui ne parla il ministro Carlo Nordio non è facile a trovarsi. Come minimo, il filosofo vi dirà che ogni «applicatio» è una «interpretatio», che persino la più contenuta delle decisioni – la più circoscritta, la più lineare – ha margini interpretativi più o meno ampi. (L'HuffPost)

Il caso Albania ha in comune con il caso Ruanda un dato politico di fondo: i conservatori usano il pugno di ferro contro i migranti e sono convinti che la deportazione a centinaia o migliaia di chilometri dall’approdo agognato rappresenti un potente effetto di deterrenza. (SaluteInternazionale)

Migranti, conoscere per decidere

Immagine di repertorio (il Giornale)

Maurizio Lupi, deputato e leader di Noi Moderati, che idea si è fatto della sentenza del Tribunale di Roma sui migranti trasferiti in Albania e ora riportati in Italia? (Avvenire)

Tutti a discettare di protocolli con l’Albania, trattenimenti non convalidati dal Tribunale di Roma, sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, procedure accelerate di frontiera da liste di Paesi «sicuri»: ma nessuno che, prima di fare di questi migranti carne da cannoni propagandistici o figurine retoriche da salotto, alla prima riga legga almeno i nomi di queste persone, e consumi tempo e fatica per stare a sentire e valutare da quali storie raccontino di venir via. (Corriere della Sera)