Quelle batttaglie contro i decibel del giudice anti "Paesi sicuri"
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«Allo stato e a una valutazione sommaria propria della fase cautelare la Tunisia è un Paese poco sicuro. La situazione socio-politica, benché non si ravvisino situazioni di violenza indiscriminata derivante da conflitto armato, risulta gravemente deteriorata. Si è registrato un incremento delle proteste, scatenate dalla crisi politica, sociale ed economica che il Paese attraversa». Così scriveva l’anno scorso Massimo Escher, il presidente della sezione Protezione internazionale del Tribunale di Catania che oggi ha deciso di non rimandare in Egitto un richiedente asilo sbarcato a Pozzallo, impugnando di fatto il decreto sui «Paesi sicuri» stilato l’altro giorno da Palazzo Chigi (il Giornale)
Se ne è parlato anche su altre testate
CATANIA – “Nessun giudice comunista, solo l’applicazione del diritto e della gerarchia delle fonti, evidentemente sconosciuta a questo governo. Anche il Tribunale di Catania ha annullato il provvedimento di trattenimento per un migrante egiziano, che aveva chiesto lo status di rifugiato e, questo, perché l’Egitto è un paese in cui persistono gravi violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali e, quindi, un paese non sicuro”. (Livesicilia.it)
Il primo viaggio, lo ricordiamo, andò malissimo: il 16 ottobre scorso approdarono nell’hotspot di Shengjin 10 bengalesi e 6 egiziani. Quattro di loro riportati in Italia il giorno stesso e gli altri 12 liberati appena tre giorni dopo dai giudici del Tribunale di Roma. (Corriere della Sera)
Il presidente della sezione Protezione internazionale del tribunale di Catania, Massimo Escher, non convalida il trattenimento disposto dal questore di Ragusa di un richiedente asilo egiziano arrivato a Pozzallo (il Giornale)
Ira di Salvini per il nuovo no al dl Paesi Sicuri. E se la prende con i magistrati “comunisti”. L’Anm gli risponde “Non ci faremo intimidire” Con queste parole il 21 ottobre il guardasigilli Carlo Nordio spiegava la ratio con cui il governo ha varato un decreto legge per inserire l’elenco dei Paesi sicuri non più in un decreto interministeriale ma in una norma primaria, che “il giudice non può disapplicare: se la ritiene incostituzionale può fare ricorso alla Consulta”. (LA NOTIZIA)