Sul crocifisso nelle scuole un compromesso, non una rinuncia

Così si sono espresse le sezione unite della Corte di Cassazione in una sentenza depositata ieri, a suo modo rivoluzionaria.

È molto vero, «non costituisce un atto di discriminazione»: simbolo di un dolore indicibile, racconto di un cammino unico al mondo, il crocifisso di per sé non è né una provocazione né un simbolo di belligeranza teologica.

Perché se non discrimina né esclude, «questo segno primario della fede cristiana esprime di per sé e l’esperienza vissuta di una comunità e la tradizione culturale di un popolo»: definisce cioè un’identità ben precisa

(La Stampa)

La notizia riportata su altre testate

“I giudici della Suprema Corte confermano che il crocifisso nelle aule scolastiche non crea divisioni o contrapposizioni, ma è espressione di un sentire comune radicato nel nostro Paese e simbolo di una tradizione culturale millenaria”. (MilanoPost)

Si avrà una società anonima, livellata verso il basso, senza conoscenza e senza storia. «Spiace che il crocifisso, nonostante il nobile significato cui rimanda, sia, di tanto in tanto, fatto oggetto di sterili polemiche e inutili contese - dichiara Suor Monia -. (leggo.it)

In ogni caso, ha aggiunto, “le mie ragioni vengono affermate, in quanto finalmente viene detto che imporre il crocefisso in un ufficio pubblico è in contrasto con la Costituzione. “Peccato che i giudici non abbiano ancora mostrato coraggio sotto il profilo della questione discriminatoria verso le altre religioni”, ha sottolineato. (Tecnica della Scuola)

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno affermato che la disposizione del regolamento degli anni venti del secolo scorso – che tuttora disciplina la materia, mancando una legge del Parlamento – è suscettibile di essere interpretata in senso conforme alla Costituzione. (PaeseRoma.it)

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“L’aula può accogliere la presenza del crocifisso – si legge nella sentenza 24414 – quando la comunità scolastica interessata valuti e decida in autonomia di esporlo, eventualmente accompagnandolo con i simboli di altre confessioni presenti nella classe e in ogni caso ricercando un ragionevole accomodamento tra eventuali posizioni difformi”. (Papaboys 3.0)