Non è chiaro come il governo abbia calcolato i numeri per il ritorno al nucleare

Negli intenti del governo, dovrebbe essere il primo passo verso il ritorno al nucleare. Ma il capitolo sull'energia atomica contenuto nell'aggiornamento del Piano nazionale energia e clima (Pniec), il documento programmatico che l'Italia ha inviato nelle scorse ore alla Commissione europea per indicare i suoi impegni per raggiungere gli obiettivi climatici comunitari, è più un esercizio di speculazione. (WIRED Italia)

Su altri media

Le parole di Flavia Sollazzo, Senior Director EU Energy Transition di Environmental Defense Fund Europe (Il Giornale d'Italia)

Le ragioni sono da ricercare soprattutto in alcuni settori, come quello civile e dei trasporti. Per quest’ultimo, il Pniec resta su posizioni consolidate: “L’elettrificazione diretta e l’utilizzo dei biocarburanti avranno un ruolo complementare nella decarbonizzazione del settore”. (Il Fatto Quotidiano)

PNIEC inviato a Bruxelles, pronto il percorso per la transizione energetica e climatica del Paese: focus su rinnovabili, efficienza e sicurezza energetica. Il Governo italiano ha inviato il testo definitivo del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) per il 2024 alla Commissione europea, confermando gli obiettivi della prima proposta trasmessa a giugno 2023 e superando in alcuni casi i target comunitari, soprattutto sulle energie rinnovabili. (PMI.it)

Mingozzi del Pri: "Il nuovo piano energia dell'Italia tace sulle risorse dell'Adriatico"

I primi reattori non si vedranno prima del 2030, ma il governo vuole coprire con l’energia nucleare l’11% del fabbisogno nazionale di energia elettrica entro il 2050. E questo è solo il primo step per poi perlomeno raddoppiare al 22% della domanda. (Nicola Porro)

Non è sostitutivo delle rinnovabili ma è integrativo”. E aggiunge: “Nello scenario al 2050 c’è la parte del nucleare che può essere, con una potenza dall’11 per cento al 22 per cento. (L'Opinione delle Libertà)

“Eppure in questi ultimi mesi il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin aveva più volte ribadito che il rilascio di nuove concessioni per l’estrazione di idrocarburi in Adriatico faceva parte di una equilibrata politica per rafforzare l’autonomia dell’Italia in campo energetico e per non disperdere risorse che altri Paesi si portano via indebitamente” afferma per il PRI Giannantonio Mingozzi della Direzione Nazionale. (ravennanotizie.it)