Prestiti a parenti e colleghi con interessi anche del 900%. Usuraio 60enne finisce ai domiciliari
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A un collega in difficoltà economica aveva prestato 500 euro. Una somma modesta, che con gli interessi era lievitata fino a 20mila euro. Lo stesso avrebbe fatto con almeno altre 4 persone, tra cui parenti e amici, che a lui si erano rivolte per un aiuto economico. Per queste ragioni un 60enne romano stamattina è stato arrestato dai carabinieri per i reati di usura, rapina tentata estorsione ed esercizio e abusivo dell’attività finanziaria. (Repubblica Roma)
Ne parlano anche altre fonti
Il 60enne è stato denunciato da una delle sue vittime. Le accuse vanno da quella di rapina alla tentata estorsione, fino all'esercizio abusivo dell'attività finanziaria (LAPRESSE)
Sui social mostrava le foto di pranzi e cene al mare a base di ostriche, ma per “guadagnarsi” la bella vita prestava i soldi “a strozzo” ai colleghi della ditta di pulizie che lavorano con lui al San Camillo. (ilmessaggero.it)
Una delle vittime, dopo aver ottenuto un prestito di soli 500 euro, è stata costretta a restituire circa 20mila euro in quattro anni. "Un addetto alle pulizie di 60 anni, impiegato in una ditta privata presso un ospedale romano, è stato arrestato dai carabinieri con l'accusa di usura (ROMA on line)
Colleghi di lavoro, parenti e loro conoscenti in difficoltà: questo è l’identikit delle vittime di un 60enne romano, arrestato questa mattina dai Carabinieri di Roma Porta Portese con l'accusa di usura, rapina, tentata estorsione ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria. (CastelliNotizie.it)
L’indagine – scattata durante il Covid grazie ai carabinieri della stazione di Porta Portese – è nata dalla denuncia di una delle vittime che, a fronte di un prestito di 500 euro, dal 2018 al 2020, è stato costretto a versarne all’uomo circa 20mila. (Il Fatto Quotidiano)
Personaggi che non è chiaro, al momento, se siano mai esistiti, ma che Marco P., 60 anni, addetto alle pulizie per una società incaricata delle pulizie all’ospedale San Camillo, descriveva nelle sue telefonate e soprattutto nelle decine di messaggi su Whatsapp inviati ai colleghi di lavoro e ai loro familiari che si erano rivolti a lui per chiedere piccoli prestiti. (Corriere Roma)