Paradisi fiscali per multinazionali, gli Stati in cui le corporation pagano meno imposte
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Introduzione A far luce sul tema ci ha pensato il recente ed aggiornato report “Corporate Tax Haven Index” stilato dall’organizzazione non governativa Tax Justice Network e riguardante 70 Paesi nel mondo. Secondo gli esperti due terzi degli abusi fiscali che vengono compiuti ogni anno nel mondo sono perpetrati da multinazionali che trasferiscono i loro profitti all’estero. Il resto delle violazioni, invece, è causato da coloro che nascondono le loro finanze offshore (Sky Tg24 )
Se ne è parlato anche su altri giornali
Un paradiso fiscale è un Paese o una giurisdizione che offre condizioni fiscali particolarmente vantaggiose, come imposte basse o inesistenti sul reddito, sui profitti delle imprese o sui capitali, oltre a elevati livelli di segretezza finanziaria. (Economy Magazine)
La Gran Bretagna, tramite i suoi satelliti, continua a dominare la galassia globale dell’elusione/evasione fiscale. Le tre ex colonie mantengono stretti legami con Londra e la City da cui, nella sostanza, dipendono per i loro assetti tributari. (Il Fatto Quotidiano)
Svizzera, Olanda, Jersey (l’isola più grande del Canale della Manica, tra il Regno Unito e la Francia), Irlanda e Lussemburgo sono nella top ten mondiale dei paesi che favoriscono gli abusi fiscali delle grandi corporation. (Wall Street Italia)
Il Regno Unito, tramite i suoi territori offshore, insieme ad altri paesi europei gioca un ruolo centrale nel fenomeno. Questo tipo di abuso fiscale costa ai governi circa mezzo trilione di dollari all’anno, privando le economie globali di risorse per servizi pubblici. (Partita Iva)
Tra i 10 peggiori paradisi fiscali del mondo, tre sono nell’Unione europea: Paesi Bassi (settimo posto), Irlanda (nono) e Lussemburgo (decimo). (Italia Oggi)
Nel suo primo discorso all'Assemblea generale dell'Onu, Mulino - che ha iniziato il suo mandato quinquennale il 1 luglio scorso - ha difeso l'esclusione di Panama dalla lista dei «paradisi fiscali» e sottolineato come sia «paradossale» che i Paesi che approvano l'inclusione di Panama in queste liste utilizzino il Canale di Panama e «partecipino a gare pubbliche». (Corriere della Sera)