Il presidente iraniano Massoud Pezeshkian si oppone alla stretta sul velo in Iran
La Repubblica Islamica dell’Iran si trova al centro di un intenso dibattito politico e sociale che mette in luce le tensioni tra i riformisti e gli ultraconservatori. Al centro della disputa vi è una nuova legge che irrigidisce i controlli e le sanzioni per le donne che non rispettano le norme sull’uso del velo obbligatorio. La proposta legislativa, sostenuta con forza dal parlamento e dal Consiglio dei Guardiani, rappresenta una sfida diretta per il presidente riformista Massoud Pezeshkian, il quale ha espresso aperta contrarietà nei confronti del provvedimento. (Ultima Voce)
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PUBBLICITÀ Sarebbe dovuta entrare in vigore venerdì in Iran, la legge sull'hijab e la castità che introdurrebbe pene più dure alle donne che non indossano il velo. (Euronews Italiano)
Il presidente Massoud Pezeshkian ha deciso, insieme al Consiglio Nazionale della Sicurezza iraniano, di non promulgare la controversa misura che impone un rigido codice di abbigliamento che sarebbe dovuta entrare in vigore venerdì il 13 dicembre, dopo il via libera del Parlamento. (Luce)
Ma, all’ultimo minuto – anche a causa delle proteste nazionali e internazionali – il Consiglio nazionale per la sicurezza nazionale ha chiesto una pausa per permettere al governo di sottoporre emendamenti al Parlamento. (Il Fatto Quotidiano)
Il Parlamento iraniano ha formalmente richiesto modifiche a un contestato disegno di legge che inasprisce drasticamente le sanzioni contro le donne che non indossano il velo e sul quale anche il... (Virgilio)
Il presidente iraniano, Masoud Pezeshkian, ha portato la questione del velo all’attenzione del Supremo consiglio per la sicurezza nazionale, di fatto bloccando con il proprio veto la legge che prevedeva l’inasprimento delle sanzioni per le donne che non rispettano il rigido codice di abbigliamento nella Repubblica Islamica. (L'Opinione)
«L’attenzione degli avvocati italiani per il rispetto dei diritti umani e dei principi dello Stato di diritto è stata sempre molto alta, tuttavia negli ultimi anni è cresciuta la consapevolezza che occorre una vera propria mobilitazione, in un’epoca in cui la repressione del dissenso ad opera dei regimi autoritari e le guerre in corso, che stanno producendo inauditi massacri di civili, hanno drammaticamente dimostrato che nessun diritto e nessuna libertà possono essere dati per acquisiti per sempre». (Il Dubbio)