Siria, le navi russe lasciano la base di Tartus. Cosa ci dicono le immagini satellitari

Introduzione Continua a essere cauta la posizione della Russia nei confronti della situazione in Siria dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad, in particolare per quanto riguarda la base aerea di Hmeimim e quella navale di Tartus, considerate da Mosca punti di appoggio strategici nel Mediterraneo. Nonostante il Cremlino abbia fatto sapere di essere in contatto con i ribelli jihadisti i quali avrebbero assicurato di voler garantire la sicurezza delle due strutture, alcune immagini satellitari degli ultimi giorni mostrano che le navi della marina russa hanno lasciato Tartus e alcune di queste hanno gettato l'ancora al largo della costa. (Sky Tg24 )

Ne parlano anche altre testate

La Libia, dove la Russia ha già delle basi, sarebbe un’opzione plausibile, ma come sottolinea il ricercatore esperto di Russia John Lechner, quelle basi sono state prestate dal «signore della guerra» Haftar, che con il suo esercito controlla solo una parte del Paese africano. (Corriere del Ticino)

Il regime di Bashar al-Asad è evaporato in pochi giorni e con esso i risultati dell’affermazione russa in terra siriana. Fiore all’occhiello del Cremlino quale proiezione strategica oltre i confini di quella che fu l’Unione Sovietica, oggi si traduce in perdita d’influenza nella regione mediorientale e di immagine anche nell’attiguo continente africano. (Limes)

Le forze militari russe, la caduta di Assad, i ribelli. La strategia di Mosca in Siria

«Per Vladimir Putin, la Siria è il simbolo della sua autoaffermazione come leader globale. Poi l’attualità ha imposto la sua legge. (Corriere della Sera)

Come sappiamo, il sostegno militare russo ad Assad durante l'offensiva delle milizie composte da diverse fazioni come l'Hts (Hayat Tahrir al-Sham), l'Sdf (Syrian Democratic Forces) e lo Sna (Syrian National Army) è stato minimo per via dell'impegno delle forze armate di Mosca nel conflitto ucraino, che sta assorbendo ingenti risorse, ma potrebbe essere stata una scelta politica. (il Giornale)