Il governo in fuga. L’affaire Elmasry blocca il Parlamento
Articolo Precedente
Articolo Successivo
Il caso Elmasry, con il corollario delle indagini a carico di Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano, blocca il Parlamento italiano. «Non esiste spazio per passi indietro. Dritti per la nostra strada», scrive la premier sui social di primo mattino, ma si guarda bene dal riferire in Parlamento sul rimpatrio del generale libico arrestato su mandato della Corte penale internazionale e riportato a casa con volo di Stato italiano. (il manifesto)
Ne parlano anche altri giornali
Non si dica che Giorgia Meloni è lenta nel cogliere le occasioni, anche quando si presentano nelle vesti più sgradite. Però ha anche intravisto subito la possibilità di un micidiale contropiede e non ha perso tempo. (il manifesto)
L’opposizione ha bloccato i lavori del parlamento dopo che il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e quello della Giustizia Carlo Nordio hanno cancellato le previste informative ai parlamentari sul rilascio del generale-torturatore libico Osama Njeem Almasri, in cui avrebbero dovuto spiegare perché l’Italia l’ha riportato in Libia su un aereo di Stato invece di consegnarlo alla Corte penale internazionale che lo voleva per crimini di guerra e crimini contro l'umanità (qui la ricostruzione dei tempi del mandato di arresto da parte della Cpi). (Corriere della Sera)
Nell’ultima puntata della Zanzara, Giuseppe Cruciani ha espresso il suo commento in merito agli sviluppi politici italiani e americani. “Ragazzi c’è da ridere! C’è da ridere! C’è da ridere!”, ha esordito il conduttore, riferendosi con ironia alla recente notizia dell’indagine aperta contro Giorgia Meloni e ad altri membri del governo italiano. (Nicola Porro)

Sarà lei a difendere, semmai fosse necessario, tutti e quattro gli indagati di lusso per il caso Almasri. – Dal consiglio di guerra a Palazzo Chigi, al secolo vertice di maggioranza, esce fuori solo un nome: quello di Giulia Bongiorno. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
In astratto le accuse sembrano fondate: in concorso con i ministri Carlo Nordio (Giustizia) e Matteo Piantedosi (Interno) e col sottosegretario Alfredo Mantovano (delega ai Servizi) ha fatto scarcerare il pericoloso generale libico Al-Masri e lo ha spedito in Libia con un volo di Stato. (Italia Oggi)
I più la ricordano per aver difeso con successo Giulio Andreotti nei processi di Palermo e Perugia, ma Giulia Bongiorno - ora chiamata a rappresentare la premier Giorgia Meloni , i ministri dell’Interno e della Giustizia, Matteo Piantedosi e Carlo Nordio e il sottosegretario Alfredo Mantovano per il caso del libico Almasri - passa alle cronache anche per aver firmato le leggi per il “Codice rosso” e il “Codice rosso rafforzato”. (Il Sole 24 ORE)