Anche Roche dice addio agli obiettivi di diversità

Anche Roche dice addio agli obiettivi di diversità

"Alla luce dei nuovi ordini esecutivi americani sulla diversità, l'equità e l'inclusione, abbiamo rivisto e adattato le nostre pratiche e i nostri programmi di lavoro, sia a livello globale che negli Stati Uniti, per conformarci alla legge", ha indicato all'agenzia Awp una portavoce del gruppo. Roche rimane comunque impegnata a favorire un ambiente di lavoro inclusivo "dove la diversità di prospettive ed esperienze è incoraggiata e tutti possono sentire un senso di appartenenza, in modo da poter dare il meglio", ha aggiunto l'addetta stampa. (Ticinonews.ch)

La notizia riportata su altre testate

A cura di Costanza Cavalli I dem negli Usa? Disperati: adesso fanno i commedianti (sui social) (Liberoquotidiano.it)

Oggi a Palazzo San Macuto si è tenuto un convegno sugli eccessi della cultura woke a cui hanno partecipato Marco Rizzo, Vladimir Luxuria, Francesco Borgonovo e l'imprenditore italo-americano George Guido Lombardi (il Giornale)

Comunque vada la campagna di Elon Musk per sfoltire la pubblica amministrazione con il suo DOGE (Department of Government Efficiency), Donald Trump ha già smantellato una sovrastruttura burocratica onnipresente nel settore statale: le commissioni sulla Diversity Equity Inclusion (DEI), incaricate di promuovere le minoranze etniche e di gender, spesso con un potere decisionale nel reclutamento di nuovi assunti e nelle promozioni. (Corriere della Sera)

I mostri sono gli altri: così Hollywood diventa meno inclusiva
I mostri sono gli altri: così Hollywood diventa meno inclusiva

Donald Trump ha firmato un memorandum ufficiale per bloccare qualsiasi assunzione di personale per posizioni di politica estera negli Stati Uniti basata su diversità, equità e inclusione (programma Dei): lo ha reso noto la Casa Bianca. (Corriere del Ticino)

Non addentriamoci nello specifico del testo, ci basti che il meticoloso protagonista vive il passaggio epocale della fine dei valori del suo tempo per ritrovarsi nell’epoca del consumismo nella quale la morte del sogno lascia spazio alla malinconia omologante del pragmatismo; mutatis mutandis, mi sembra di poter riconoscere l’ennesima camaleontica trasformazione della società di mercato che, grazie all’inconsapevole, forse, connivenza dell’intellighenzia progressista, sta effettuando una veloce azione di auto restauro formale così da celebrare il motto gattopardiano che Tancredi esprime al momento del saluto con lo zio: “Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi”. (IVG.it)

Occasione per riflettere sulla relazione tra identità e alterità; sul grado di inclusività di una cultura; sui processi di stigmatizzazione e sulle dinamiche di isolamento, il tema della deformità fisica è tra quelli su cui il cinema – almeno da Freaks in poi (1932) - sente una forte propensione perché investe direttamente la questione del vedere, i meccanismi scopici di costruzione dell’identità e i processi di regolazione sociale dello sguardo. (cinematografo.it)