Esma: devono cambiar nome 1.600 fondi Esg | Advisor Online

Morningstar ha analizzato secondo le nuove linee guida Esma ben 4.300 fondi azionari europei, attivi e passivi, che possiedono nel nome la sigla ESG o qualche parola legata al concetto di sostenibilità. Per il data provider, almeno 1.600 strategie vagliate non sono conformi alle richieste anti-greenwashing dell’Autorità europea sui mercati finanziari e dovranno cambiare denominazione; o disinvestire da asset del valore calcolabile in 40 miliardi di dollari. (Advisoronline)

Ne parlano anche altre fonti

“L’hype è passato”. “I fondi di categoria sanguinano”. Il Financial Times nelle ultime settimane non è stato tenero nel titolare le analisi che descrivono il rapporto che si va delineando tra investimenti e sostenibilità. (la Repubblica)

Cosa significa per il più grande distributore di materiale elettrico d’Italia fare i conti oggi con i trend e le sfide della transizione energetica? E come si fa a rimanere al vertice in un momento come quello attuale, denso di stimoli ma anche di incertezze? La risposta che abbiamo ricevuto da Sonepar Italia – parte del Gruppo internazionale Sonepar, azienda leader di questo mercato – svela una strategia fatta di incrollabili valori fondanti e una salda volontà nell’abbracciare l’innovazione per anticipare le esigenze del mercato e offrire ai clienti soluzioni personalizzate, all’avanguardia e anche sostenibili. (Rinnovabili)

Le etichette ambientali sono ormai presenti in molti dei prodotti in vendita nei supermercati. I marchi mettono in primo piano le loro credenziali verdi. Ma dov'è il limite tra interesse per l'ambiente e greenwashing? Le regole cambieranno in tutta Europa a partire dal 2026. (Euronews Italiano)

Verdi ma fossili > Nextville

N un mondo che cerca disperatamente di aggrapparsi alle promesse di un futuro più pulito, il sipario si alza su uno spettacolo inquietante: i fondi “sostenibili” dell’UE, quelli che dovrebbero guidarci verso un domani più etico, sono infarciti di investimenti in aziende di fast fashion, combustibili fossili e produttori di Suv. (LA NOTIZIA)

Poco importa, in effetti, che la bottiglietta costituisce inquinamento plastico, che il motore Diesel in questione emette fino a 20 volte più ossido di azoto rispetto ai motori a benzina, o che la produzione di vestiti nell’industria di fast fashion contribuisce al degrado ambientale. (Moneyfarm)

C'era il sospetto, ma ora è certezza. Una serie d'investimenti “pubblicizzati” sui media spesso come sostenibili, perché appartenenti alle categorie definite dalla UE, sono greenwashing. Una recente indagine del Guardian rivela infatti che noti marchi di fast fashion, aziende attive nei combustibili fossili e produttori di auto che realizzano SUV sono presenti in maniera massiccia all'interno dei fondi “sostenibili” regolamentati dall'UE. (Nextville)