Russia: le forze ucraine nel Kursk tra assedio e resistenza
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La regione di Kursk, da mesi teatro di uno scontro cruento tra le forze russe e quelle ucraine, è diventata il simbolo di una guerra che non accenna a placarsi. L’offensiva ucraina, iniziata il 6 agosto dello scorso anno, aveva come obiettivo principale quello di alleggerire la pressione russa nel Donbass, attirando parte delle truppe nemiche verso nord. Un piano che, almeno inizialmente, sembrava avere una sua logica strategica: prendere il controllo della centrale nucleare locale e rafforzare la posizione di Kiev in vista di eventuali negoziati. Tuttavia, le cose non sono andate come previsto.
I soldati ucraini, intervistati nelle ultime settimane, hanno descritto una situazione sempre più critica. “Il grande problema, sin dalla metà del secondo mese dell’operazione, è stato quello delle comunicazioni con le retrovie”, hanno raccontato. I droni russi, infatti, hanno reso quasi impossibile qualsiasi movimento: “Ogni veicolo, ogni soldato era un bersaglio. C’erano giorni in cui non riuscivamo a evacuare i feriti gravi o a far arrivare le munizioni necessarie. Le strade erano intransitabili”. Una condizione che ha trasformato l’operazione in un inferno quotidiano, costringendo le truppe a ritirarsi in modo ordinato, ma senza poter contare su un sostegno adeguato.
Intanto, il presidente russo Vladimir Putin ha lanciato un ultimatum alle forze ucraine rimaste nella regione: arrendersi o affrontare l’annientamento. Un messaggio ribadito dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che ha sottolineato come “il tempo stringa”. Una mossa che, al di là della retorica, sembra voler accelerare la resa dei militari ucraini, ormai in difficoltà logistiche e operative.
A Sudzha, città simbolo del conflitto nel Kursk, la situazione è drammatica. Le immagini diffuse dal ministero della Difesa russo mostrano un paesaggio di macerie e distruzione, con pochi edifici ancora in piedi dopo mesi di occupazione ucraina e i successivi bombardamenti. La riconquista russa della città è stata celebrata dal Cremlino come una vittoria significativa, ma il prezzo pagato dalla popolazione civile e dalle infrastrutture è altissimo.
Nonostante le difficoltà, Kiev continua a negare che le sue truppe siano state accerchiate. Il presidente Volodymyr Zelensky, in un messaggio diffuso sui social network, ha ribadito che le operazioni nel Kursk proseguono e che le unità ucraine non sono isolate. “La concentrazione delle forze russe indica che Mosca intende ignorare la diplomazia”, ha affermato Zelensky, aggiungendo che la Russia sta chiaramente prolungando la guerra. “Siamo pronti a fornire ai nostri partner tutte le informazioni reali sulla situazione al fronte, nella regione di Kursk e lungo il nostro confine”, ha concluso.
Intanto, l’avanzata russa nella regione sembra inarrestabile. Secondo fonti ucraine, le truppe di Mosca hanno raggiunto il centro di Sudzha, confermando una strategia che punta a obiettivi più ambiziosi: sfondare verso il nord dell’Ucraina, aprendo un nuovo fronte in un’area finora relativamente stabile. Una mossa che, se portata a termine, potrebbe cambiare gli equilibri del conflitto, costringendo Kiev a rivedere le proprie priorità difensive.