Bagnai e la polemica su Ventotene: la sinistra in fibrillazione
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"Prima o dopo Cristo?" Con questa provocazione, Alberto Bagnai, deputato della Lega, ha acceso la miccia di un dibattito che ha rapidamente travalicato i confini del talk show L’Aria che tira su La7, dove era ospite, per approdare al centro del confronto politico. Il riferimento, ironico e tagliente, era al Manifesto di Ventotene, il documento redatto nel 1941 da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni, considerato da molti il fondamento ideale dell’Unione Europea. Bagnai, citando un articolo di Avvenire che aveva paragonato il testo al Vangelo, ha sollevato una questione che ha immediatamente diviso l’aula parlamentare e non solo.
La scintilla era stata accesa qualche giorno prima da Giorgia Meloni, che in Parlamento aveva dichiarato: "Quella non è la mia Europa", riferendosi proprio al modello europeo delineato nel Manifesto. Una presa di posizione che ha scatenato un’ondata di polemiche, soprattutto a sinistra, dove il documento è considerato quasi un testo sacro, intoccabile e fondativo non solo dell’Europa unita, ma anche della memoria antifascista italiana.
Elly Schlein, segretaria del Pd, ha reagito con durezza, definendo le parole di Meloni un "oltraggio alla memoria". Parlando al congresso del Psi a Napoli, Schlein ha ricordato il sacrificio di figure come Eugenio Colorni e Bruno Buozzi, uccisi dai nazisti, e di Sandro Pertini, futuro presidente della Repubblica, sottolineando come il Manifesto rappresenti un pilastro della lotta antifascista e della Costituzione italiana. "Serve rispetto per la memoria italiana ed europea", ha aggiunto, chiedendo un "salto in avanti" nell’integrazione politica del continente.
Ma al di là delle reazioni politiche, il cuore della questione sembra risiedere in un passaggio specifico del Manifesto, quello relativo alla proprietà privata. Il testo, infatti, afferma che essa "deve essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso, non dogmaticamente in linea di principio", inserendo questa direttiva in un più ampio processo di riforma economica europea. Un’affermazione che, oggi, suona quasi eretica in un contesto politico dominato da logiche liberiste e da una visione dell’Europa spesso lontana dagli ideali originari.
La polemica, tuttavia, va oltre il merito delle parole. Quello che emerge è una contrapposizione tra due visioni del mondo: da un lato, chi vede nel Manifesto di Ventotene un faro irrinunciabile, un punto di partenza per costruire un’Europa più giusta e solidale; dall’altro, chi lo considera un documento datato, figlio di un’epoca e di un contesto storico che non esistono più. E mentre la sinistra difende il testo come un "totem", la destra lo attacca, accusandolo di essere un’utopia irrealizzabile, se non addirittura un "incubo" per molti europei.