Unifil ancora sotto il tiro israeliano in Libano

Un altro casco blu è rimasto ferito, il quinto in due giorni. La missione Onu ha affermato che è stato colpito ieri sera e che non è stata identificata la provenienza dei colpi che lo hanno raggiunto. Le sue condizioni sono definite “stabili”. La situazione per il contingente delle Nazioni Unite è sempre più difficile. Proprio ieri sera – ha raccontato oggi il portavoce Andrea Tenenti – sulla posizione delle forze di peacekeeping ghanesi, appena fuori, l’esplosione è stata così forte che ha distrutto alcuni dei container all’interno in modo molto grave”. (Radio Popolare)

Se ne è parlato anche su altri media

In merito alle notizie circolate nella giornata odierna, riguardanti un presunto terzo attacco contro le basi italiane di UNIFIL in Libano, il Ministero della Difesa smentisce categoricamente tali affermazioni. (Ministero della Difesa)

– Il ministero della Sanità libanese ha annunciato che 60 persone sono state uccise e altre 168 sono rimaste ferite negli attacchi israeliani delle ultime 24 ore: lo riporta Al Jazeera. Il bilancio complessivo delle persone uccise e ferite in Libano nell'ultimo anno di conflitto tra Israele ed Hezbollah sale così rispettivamente a 2.229 e 10.380, ha aggiunto il ministero. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Un summit allargato alla presidente della Commissione europea… ROMA – PAFO. (La Stampa)

Unifil, Cruciani se ne frega degli spari: “L’Onu non serve a nulla. Va chiusa”

Non è un militare del contingente italiano il casco blu dell'Unifil ferito la scorsa notte a Naqoura, nel sud del Libano. (Il Messaggero Veneto)

continueremo a rimanere qui. Perché siamo qui con un mandato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e non è pensabile che un membro dell’Onu possa prevalere sul Consiglio stesso. (L'Eco di Bergamo)

“Allora ragazzi, l’Onu non serve a un caz”, ha esordito Cruciani. “Bisognerebbe chiudere l’Onu. Non bisogna sparargli addosso, per carità, ma l’Onu non serve a una minchia. Sono lì per disarmare le milizie? C’è da ridere, c’è da ridere. (Nicola Porro)