La rabbia di chi vive vicino l'ex Ilva: «Papà e cognato uccisi da un tumore, più di dieci anni di lotte finiti nel nulla»

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La rabbia e l'orgoglio di chi non vuole arrendersi, di chi vive sotto le ciminiere dell'ex Ilva di Taranto e ha perso pezzi della propria famiglia a causa di malattie che ritengono essere correlate all'inquinamento, e che adesso, accusato il colpo dell'azzeramento delle sentenze di primo grado del processo Ambiente Svenduto, non intende abbandonare la lotta per ottenere giustizia. Al quartiere Tamburi Al quartiere Tamburi di Taranto, il più vicino alla grande fabbrica dell’acciaio, la notizia del trasferimento del procedimento penale a Potenza è arrivata come trasportata dal vento, fa male come il minerale che finisce nelle case e nelle persone. (quotidianodipuglia.it)

Su altri giornali

Sul caso Ilva, le parole di Michele Emiliano rimbombano fragorose. Pure lui, ex giudice e soprattutto governatore pugliese, si è accorto che qualcosa non ha funzionato e ieri ha parlato di «una tragedia giudiziaria di un processo durato anni che è stato cancellato da un errore, che sia quello del primo grado o quello della Corte d'Appello». (il Giornale)

L’Italia è punteggiata di disastri ambientali che hanno causato migliaia di vittime … (Il Fatto Quotidiano)

I giudici hanno accolto la richiesta avanzata dalla difesa della famiglia Riva – che ha gestito l’azienda dal 1995 al 2012 – di spostare il processo a Potenza, dal momento che i giudici di primo grado, residenti a Taranto, sarebbero stati a loro volta «parti offese» nel procedimento, ovvero vittime dello stesso potenziale reato che avevano il compito di giudicare, non potendo dunque avere la «giusta serenità» per pronunciarsi. (L'INDIPENDENTE)

Sarei curioso di sapere quali sarebbero state le conseguenze». «Si tratta di una catastrofe giudiziaria senza precedenti, mi chiedo cosa sarebbe accaduto se un evento del genere avesse riguardato la politica. (Corriere della Sera)

L'annullamento della sentenza di primo grado del processo Ambiente Svenduto fa venire meno la confisca degli impianti dell'ex Ilva ma non il loro sequestro. È una delle conseguenze della decisione assunta ieri, venerdì 13 settembre, dalla sezione distaccata di Taranto della Corte d'Assise d'Appello di Lecce. (La Gazzetta del Mezzogiorno)

Dopo 12 anni i magistrati di appello di Taranto hanno stabilito che il processo Ilva per disastro ambientale è tutto da rifare. Ma non nel medesimo Tribunale perché «il contesto» in cui si sono espressi i giudici «non è sereno». (Nicola Porro)