Sogni e passi falsi del ministro che ha sfidato l'egemonia rossa

Approfondimenti:
Ponte sullo Stretto

Assediato, nel fortino della cultura di sinistra. Luci e ombre della parabola del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, il «Papa straniero» che voleva scardinare il sistema progressista e ed è scivolato su una storia di registrazioni e accuse, strumentalizzazioni e rivalsa da parte dell'aspirante consigliera del dicastero del Collegio Romano, quella Maria Rosaria Boccia da Pompei, che è l'incarnazione e il demiurgo della caduta del giornalista diventato ministro. (il Giornale)

Su altri media

Peccato l’abbia fatta – a leggere la sua lettera di congedo – per le ragioni sbagliate. Piuttosto, il mondo del cinema – sceneggiatori, attori, re… (La Stampa)

I sociologi si stanno interrogando, nelle ultime ore, su un curioso fenomeno: il pianto di un ministro in diretta tv. Dopo quelle di Elsa Fornero durante la conferenza di presentazione della manovra lacrime (mo’ ci vuole) e sangue del governo Monti (correva l’anno 2011), l’altro giorno è toccato a Gennaro Sangiuliano, reggente il dicastero della cultura, irrorare il proprio viso nel salotto tutto sommato amico e accomodante del Tg1. (Il Fatto Quotidiano)

E a rendere beffardo il tutto, più ancora del fatto che lo scopo di fondo del pamphlet è ormai inservibile, è che tutti i suoi interlocutori gli avessero consigliato di lasciar perdere, di non pensarci proprio, ché non era il caso. (Corriere Roma)

Sangiuliano, nessuna idea sulla cultura. Soltanto nomine grottesche

L’anno scorso, giurato al Premio Strega, ammise in tv, di fronte a Geppi Cucciari, di non aver letto i libri presenti in gara: “Ho ascoltato le storie espresse nei libri finalisti questa sera, sono storie che ti prendono, che ti fanno riflettere, proverò a leggerli”. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

E così il ministro Sangiuliano si è dimesso! Ci ha messo un bel po’ a capire che doveva andarsene. La vicenda del titolare della Cultura segue a ruota le altre, come quella di Pozzolo e Santanchè. A mancare del tutto è il senso dello Stato. (LaC news24)

Ma, nell’ora dell’addio, quando la commedia all’italiana (nel caso, L’onorevole con l’amante sotto il letto di Mariano Laurenti, 1981, con Lino Banfi e Janet Agren) sfocia in una sceneggiata napoletana lacrimogena e vittimista, bisogna ricordare che Genny-la-gaffe è stato un pessimo ministro della Cultura. (La Stampa)