Folla alla camera ardente di Doris, Pirovano (Mediolanum): "Uomo semplice e grande banchiere"

Alla camera ardente, allestita a palazzo Archimede Milano 3 City, Basiglio (Milano), è presente la famiglia: i figli Massimo e Sara e la compagna Silvia Farina.

Folla alla camera ardente di Doris, Pirovano (Mediolanum): "Uomo semplice e grande banchiere" 25 novembre 2021. (LaPresse) Aperta al pubblico la camera ardente di Ennio Doris, fondatore e presidente onorario di Banda Mediolamun, deceduto ieri. (Il Sole 24 ORE)

Ne parlano anche altre testate

Pubblichiamo di seguito un pensiero sulla scomparsa di Ennio Doris inviatoci da Francesco Priore, decano della consulenza finanziaria in Italia. “Ennio Doris, un imprenditore geniale che partendo da un’attività poco conosciuta come la consulenza finanziaria ha realizzato, con determinazione e creatività, una delle maggiori imprese finanziarie italiane. (Bluerating.com)

Ha cancellato la nozione ottocentesca degli istituti di credito e ne ha riscritto i principi. Si può dire, visto che i due sono stati amici per una vita e hanno cominciato l'avventura di Mediolanum insieme, che Doris ha cambiato l'istituto del risparmio in questo Paese, come Silvio Berlusconi la politica. (il Giornale)

Addio Ennio Doris, quella sconvolgente confessione a pochi mesi dalla morte. I RIMBORSI - Ennio importò e rimodellò negli anni '80 l'esempio dei Pac Una nefrite colpì Ennio quando aveva 10 anni ed è stata la sua "fortuna". (LiberoQuotidiano.it)

A Ennio Doris dobbiamo la nascita in Italia della figura del “family banker”, vale a dire di un consulente a disposizione dei risparmiatori italiani per seguirli passo dopo passo nelle loro scelte d’investimento. (Investire Oggi)

E così l'ultimo nato di casa Doris è proprio la raccolta fondi «Fermiamo la povertà», per distribuire generi alimentari, vestiario e materiale sanitario. Il suo ultimo regalo è stata una raccolta fondi «per le famiglie in difficoltà economica che l'emergenza sanitaria ha reso ancor più fragili». (il Giornale)

C’è anche domani è il titolo di un suo libro e come quasi tutte le metafore della sua straordinaria carriera di imprenditore è riconducibile al ciclismo. È la frase che suo papà Alberto gli disse dopo che Fausto Coppi, nella tappa di Bolzano al Giro del 1953 aveva fallito l’assalto alla maglia rosa Hugo Koblet (La Gazzetta dello Sport)