Migranti, in Albania centri operativi dalla prossima settimana. Ma una sentenza della Corte di giustizia europea potrebbe bloccare tutto

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I centri in Albania sono pronti, o almeno pronti per quel che è sufficiente ad accogliere il primo gruppo di migranti soccorsi nel Mediterraneo da mezzi militari italiani e destinati, secondo le intenzioni del governo, a un rimpatrio rapido dopo aver atteso, da reclusi, la probabile bocciatura alla loro richiesta di asilo.Tutti gli attori protagonisti sono stati seppure informalmente allertati me… (la Repubblica)

Ne parlano anche altre fonti

Il modello proposto dall'Italia "è destinato a non restare un caso isolato", ha aggiunto (LAPRESSE)

A quanto si apprende, il sito di Gjader - quello di prima accoglienza al porto di Schengjin era già pronto - è stato consegnato ieri per i collaudi: c'è un centro per il trattenimento di richiedenti asilo (880 posti), un Cpr (144 posti) ed un penitenziario (20 posti). (Tuttosport)

Come il Fatto ha spiegato in dettaglio, l’ennesimo grattacapo è arrivato dalla Corte di giustizia dell’Unione europea (Cgue), che ha di fatto cancellato il presupposto per rinchiudere i richiedenti nei centri italiani in Albania, tanto che gli unici africani a poterci finire sarebbero i pochissimi capoverdiani che fanno domanda d’asilo in Italia. (Il Fatto Quotidiano)

Consegnati i centri in Albania: in pochi giorni l'arrivo dei primi migranti

I lavori dovevano concludersi entro il 20 maggio, ma dei rallentamenti hanno prolungato l'attesa (Open)

Come aveva annuncito alcune settimane fa il governo, i centri per migranti in Albania sono terminati. Tutti gli occhi dell'Europa sono puntati sul progetto italiano, da molti considerato come un modello valido da copiare per tutta l'Unione europea per provare a risolvere il problema dei migranti irregolari, di cui tutti i Paesi ormai si lamentano. (il Giornale)

Una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea rischia di mandare all’aria il piano dell’Italia, quello che intende portare in Albania i migranti intercettati nel Mediterraneo per sottoporli alle cosiddette procedure accelerate in frontiera per l’esame delle domande d’asilo. (Il Fatto Quotidiano)