Putin in Mongolia tra le ire di Bruxelles e la politicizzazione della CPI
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Di Enrico Oliari – Se non ci fossero la serietà del momento e la guardia d’onore ben allineata in piazza Sukhbaatar, ci sarebbe da ridere a leggere oggi le richieste di Bruxelles, provincia di Washington, alle autorità mongole di arrestare il presidente russo Vladimir Putin. Il capo del Cremlino è arrivato ieri a Ulan Bator in visita ufficiale, e oggi ha incontrato il presidente mongolo Ukhnaagiin Khurelsukh nel quadro del rafforzamento della cooperazione bilaterale e delle relazioni diplomatiche. (Notizie Geopolitiche)
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Ma nulla è successo. Da un lato c'è la vicinanza politica dei due Paesi, dall'altro la dipendenza energetica della Mongolia dalla Russia. (Sky Tg24 )
Nonostante la Mongolia sia un firmatario dello Statuto di Roma, che la obbligherebbe teoricamente ad arrestare Putin in base all’ordine di cattura emesso dalla Corte Penale Internazionale nel 2023, le autorità mongole hanno deciso di accoglierlo. (Inside Over)
Mongolia, la cerimonia di benvenuto per Vladimir Putin a Ulan Bator 03 settembre 2024 (Il Sole 24 ORE)
Il primo: la Mongolia riconosce la giurisdizione della Corte penale internazionale. «Essere destinatari di un mandato di arresto emesso dalla Cpi – dice al Dubbio Silvana Arbia, già Prosecutor del Tribunale penale internazionale per il Ruanda -, alla quale sono tenuti a cooperare 124 Stati del globo, crea una condizione di estrema difficoltà politica, limita le relazioni internazionali che leader di Stati influenti e potenti devono mantenere e sviluppare, ne mina l’autorità e, in definitiva, colpisce al cuore, di fatto, la legittimazione a rimanere in carica». (Il Dubbio)
E poi la partita delle risorse, indispensabile per le ambizioni di motore ‘green’ globale. L’Unione europea ha tanto da guadagnare con nuovi, maggiori, rapporti con la Mongolia e la visita del presidente russo Vladimir Putin crea insofferenze e imbarazzi. (EuNews)
Reuters (Avvenire)