«Il Manifesto di Ventotene è figlio del suo tempo. Impensabile diventi base di elaborazione politica»
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La bagarre scoppiata alla Camera, dopo le parole pronunciate dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni sul Manifesto di Ventotene, ha accesso i riflettori su idee diverse di Europa. Parlare di un documento risalente al 1941 è utile, ma non bisogna perdere il contatto con il presente. «Chiariamo subito una cosa - evidenzia Salvatore Sica, ordinario di Diritto privato nell’Università di Salerno -, il manifesto di Ventotene non può essere letto decontestualizzandolo dal momento storico in cui fu scritto. (Il Dubbio)
La notizia riportata su altri giornali
“Un modo – spiegano i consiglieri – per portare ancora all’attenzione dell’opinione pubblica il Manifesto che è stato vilipeso in Parlamento”. (Comune di Firenze)
Per Massimo Cacciari, il problema non è tanto il gesto di Romano Prodi – la ciocca di capelli tirata alla giornalista Lavinia Orefici – ma una forma di disonestà intellettuale che ha colpito un’intera generazione di europeisti. (Il Fatto Quotidiano)
Ecco che tramite le sue parole il Risorgimento italiano diviene un modello eponimo della liberazione dei popoli, così come la Costituzione italiana diviene un faro per ogni coscienza civile ed esempio in tutto l’orbe terraqueo. (Nicola Porro)
“Propongo all’attenzione dell’Aula la dichiarazione della Fondazione “Ernesto Rossi - Gaetano Salvemini” che contesta l’uso politico della storia e la lettura strumentale del documento, estrapolando e decontestualizzando alcuni passi del testo per distorcerne il significato in senso denigratorio. (Comune di Firenze)
Solo un saluto laconico. Volto teso, sguardo torvo. (Il Fatto Quotidiano)
La mattina a Casale, nel primo pomeriggio a Castelletto d’Orba all’Anpi, in serata a Novi. Ovunque, Federico Fornaro ha riscosso un bagno di folla, trasformandosi da parlamentare a leader di un’area politica trasversale. (La Stampa)