Siria, il piano Usa di destabilizzazione in funzione anti-Russia
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La caduta del regime di Bashar al-Assad in Siria rappresenta un nodo cruciale nella storia recente del Medio Oriente, evidenziando il ruolo di strategie geopolitiche a lungo termine, soprattutto da parte degli Stati Uniti. La Siria è stata al centro di una guerra per procura in cui le potenze globali, attraverso finanziamenti, supporto militare e manipolazione delle dinamiche interne, hanno cercato di ridefinire gli equilibri della regione.
Donald Trump, futuro presidente americano, ha colto l'occasione per mandare un avvertimento a Vladimir Putin, sottolineando come le avventure imperiali della Russia abbiano indebolito il paese. In un post su X, Trump ha criticato anche la politica estera del suo predecessore, Barack Obama, accusandolo di non aver rispettato l'impegno di proteggere una linea rossa tracciata nella sabbia, il che ha portato all'intervento della Russia e al conseguente caos.
Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno condotto attacchi contro oltre 75 obiettivi legati all'Isis in Siria, come annunciato dal Pentagono. Gli attacchi, effettuati con l'ausilio di vari mezzi dell'aeronautica americana, tra cui B-52, F-15 e A-10, hanno colpito leader, miliziani e accampamenti dell'Isis, dimostrando la determinazione degli Stati Uniti nel combattere il terrorismo nella regione.
La caduta di Assad ha rappresentato un duro colpo anche per Vladimir Putin, visto che la Russia, insieme all'Iran, è stata il principale sostenitore politico, militare ed economico del presidente siriano, difendendolo per anni dall'offensiva dei ribelli islamici.