La Germania delle quattro ruote è in crisi e ora trema anche il resto d'Europa

L'industria dell'auto tedesca è in difficoltà. Si tratta di un campanello d'allarme per tutto il settore automotive europeo che già deve fare i conti con la crisi produttiva in diversi Paesi, come l'Italia. Il settore è in difficoltà e in prima linea c'è proprio il Gruppo Volkswagen, principale costruttore del continente, che si prepara anche a chiudere stabilimenti di produzione, persino in territorio tedesco. (Virgilio)

Ne parlano anche altri giornali

Oliver Blume si appresta a prendere la decisione che nessuno dei suoi dieci predecessori ha osato assumere: chiudere una fabbrica di automobili Volkswagen in Germania per la prima volta negli 87 anni di storia del gruppo. (Corriere della Sera)

La società taglia ancora le stime di profitto 2024, riporta Automotive News. Dopo che l’azienda aveva abbassato le sue aspettative in parte a causa dei costi previsti dalla chiusura di uno stabilimento Audi in Belgio. (Motorisumotori.it)

Berlino, 25 set. (il Dolomiti)

Volkswagen riduce ancora le stime su vendite e ricavi nel 2024. Industria tedesca sempre più in crisi

Linea dura, anzi durissima. Il marchio Volkswagen deve ridurre i costi, soprattutto in Germania. Il gruppo deve limarli a livello globale. E la polemica infuria. Da una parte il Ceo Oliver Blume, quello quasi “acclamato” alla sua nomina perché uomo del dialogo, la dirigenza e la proprietà. (l'Automobile - ACI)

Sin dal primo istante, si ha la sensazione di trovarsi in un luogo unico, dove ogni dettaglio racconta la grandezza dell'industria automobilistica europea. Entrare nella fabbrica di Wolfsburg è come mettere piede in un universo parallelo, dove la tecnologia e la tradizione convivono in perfetta armonia. (Tom's Hardware Italia)

Si tratta della seconda revisione nel giro di poco più di due mesi, la prima correzione risale allo scorso luglio. Il gruppo automobilistico tedesco Volkswagen ha nuovamente rivisto al ribasso le sue previsioni sull’andamento del 2024,in seguito alla debole domanda di vetture. (Il Fatto Quotidiano)