Il voto per Fitto, ennesimo autogol del Partito democratico
Alla fine l’hanno fatto davvero: il voto del Partito Democratico (e dei Socialisti europei) ha appena portato Raffaele Fitto alla vicepresidenza esecutiva del governo dell’Europa. Una mossa suicida, che toglie d’un colpo ogni credibilità agli stentati tentativi di denunciare il carattere eversivo di questa destra: andando all’osso, non puoi sostenere (a ragione) che abbiamo i fascisti al governo, e poi piazzare il loro candidato ai vertici dell’Unione. (Volere la luna)
Se ne è parlato anche su altri giornali
Ma ora per Giorgia Meloni si apre la questione della sostituzione di un ministro chiave del suo esecutivo (e del suo partito), e dell'affidamento delle deleghe pesanti che gli aveva affidato: la guida del Dipartimento per gli Affari europei, la delega per il Sud e le politiche di coesione e - last but not least - la gestione del Pnrr. (il Giornale)
Più Italia in Europa. Ricordiamo tutti la litania a redazioni semi-unificate, no? Quella per cui l’Italia sarebbe finita «in serie B», «isolata» a livello internazionale a causa del governo di destra e della sua agenda euro-realista? È vero l’esatto contrario. (Secolo d'Italia)
O di salvare il salvabile, di fronte a una decisione che ormai è presa: votare sì alla commissione von der Leyen, nonostante Fitto vicepresidente, nonostante gli alleati popolari siano sempre più imbarazzanti nel loro flirt con l’estrema destra; nonostante il programma di luglio della presidente, già frutto di un compromesso, sia ormai poco più che un foglio di carta. (il manifesto)
La premier ha chiuso un’operazione da masterclass: prima ha marcato la distanza dalla vecchia “maggioranza Ursula” (mentre le sinistre e i commentatori “à la page” strillavano in prima pagina che l’Italia era «isolata»), poi ha condotto un duro negoziato, sminando il sabotaggio del Pd (scelta autolesionista, dettata dall’ideologia e da una scarsa conoscenza della nuova mappa globale che sta emergendo) e facendo leva su uno scenario internazionale in profondo e rapido cambiamento (lo shock del voto americano, il trionfo del Maga), infine ha colto il risultato facendo pesare il futuro contributo dei Conservatori europei e i suoi rapporti diretti con i nuovi e potenti protagonisti che stanno per entrare in scena, coltivati nei primi due anni a Palazzo Chigi, è il raccolto di centinaia di ore di volo, incontri bilaterali e vertici internazionali, la semina della presidenza del G7 e del parlare schietto con gli altri leader delle grandi potenze. (Liberoquotidiano.it)
A destra, com’era facilmente prevedibile, è un coro di applausi. Il ministro dell’Istruzione Valditara parla di “successo per l’Italia”, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ci mette la retorica patriottica: “Siamo uno dei Paesi fondatori, siamo una grande Nazione, con un governo stabile e un’economia in salute ed è giusto che tutto questo venga riconosciuto e valorizzato”. (LA NOTIZIA)
– C’è più di un motivo per rallegrarsi di quanto accaduto mercoledì a Bruxelles, e guardare con minor pessimismo alle sorti della Ue. (QUOTIDIANO NAZIONALE)