Inflazione in lieve crescita, ma le Marche resistono meglio
Articolo Precedente
Articolo Successivo
L’inflazione in Italia, dopo aver toccato l’1,5% a gennaio, ha registrato un ulteriore incremento a febbraio, portandosi all’1,6%, secondo i dati diffusi dall’Istat. Sebbene si tratti di una crescita più contenuta rispetto alle stime preliminari, che prevedevano un +1,7%, il dato conferma una tendenza al rialzo, trainata principalmente dai prezzi dei beni energetici e alimentari. Questi ultimi, in particolare, hanno contribuito a far lievitare il carrello della spesa, che segna un +2%, con ricadute significative sui bilanci delle famiglie.
L’Osservatorio Nazionale Federconsumatori (O.N.F.) stima che, a causa dell’inflazione attuale, una famiglia media dovrà affrontare un aumento annuo delle spese pari a 504 euro, di cui 112 euro solo per i prodotti alimentari. Un impatto che si riflette anche sui contratti di locazione: gli inquilini che hanno la revisione annuale del canone basata sull’inflazione vedranno un aumento medio di 12 euro al mese, ovvero 144 euro in un anno, come segnalato dall’ufficio studi di Idealista.
Nonostante il quadro generale, alcune regioni si distinguono per una maggiore capacità di contenere i rincari. Le Marche, in particolare, si confermano virtuose, posizionandosi al quinto posto nella classifica dell’Unione Nazionale Consumatori per gli aumenti più contenuti. Con un’inflazione annua all’1,6%, in linea con la media nazionale, la regione registra però un impatto inferiore sulle famiglie: 337 euro annui contro i 376 della media italiana. Un dato che, seppur non trascurabile, evidenzia una certa resilienza del territorio marchigiano.
A livello nazionale, i beni energetici continuano a essere il principale motore dell’inflazione, con tariffe in costante aumento. Tuttavia, anche i prodotti alimentari giocano un ruolo significativo, contribuendo a far salire il carrello della spesa. A febbraio, l’indice dei prezzi al consumo ha segnato un +0,2% rispetto al mese precedente, con un incremento annuo dell’1,6%. Sebbene si tratti di una crescita più moderata rispetto alle attese, il trend rimane preoccupante, soprattutto per le famiglie a basso reddito, già alle prese con un carovita che non accenna a diminuire.