Stato di diritto, UE critica l'Italia su premierato e abuso d'ufficio
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"Con questa riforma, non sarebbe più possibile per il presidente della Repubblica trovare una maggioranza alternativa e/o nominare una persona esterna al Parlamento come Primo Ministro. Alcuni stakeholder hanno espresso preoccupazione per modifiche proposte all'attuale sistema di pesi e contrappesi istituzionali, nonché dubbi sul fatto che ciò possa portare maggiore stabilità". La riforma del premierato finisce sotto la lente del Country Report della Commissione Ue sullo stato di diritto nell'Unione, pubblicato oggi a Bruxelles (Finanza Repubblica)
Su altre fonti
In quel testo, si sussurra, vi sarebbero giudizi non commendevoli sullo stato dell’universo mediatico nell’età della destra al governo. Del resto, basti vivere in questo mondo per accorgersi di una vera e propria invasione del nostro immaginario. (il manifesto)
Segnalazioni anche sulla riforma del premierato, sul tema della lotta alla corruzione e sui tempi della giustizia. Come previsto, nel ‘Country report’ sullo stato di diritto arrivano una serie di raccomandazioni all’Italia, compresa quella di garantire fondi adeguati al servizio pubblico. (Primaonline)
"Rimangono sfide per quanto riguarda lo spazio civico, anche alla luce degli attacchi verbali segnalati contro le organizzazioni impegnate in attività umanitarie e delle violenze segnalate contro i manifestanti. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
Boccia la riforma costituzionale del premierato ed esprime preoccupazioni e dubbi su quella della Giustizia di Carlo Nordio. Secondo molti, a causa del tentativo da parte di Ursula von der Leyen di avvicinare i voti dei parlamentari europei di Giorgia Meloni. (Open)
Sorpresa, l'Italia non è stata affatto "bocciata" dall'Ue per la libertà di stampa, né dalle parti della Commissione sono arrivati "allarmi" per la "Rai occupata da FdI", per i "bavagli", per il rischio pluralismo: il report che nei giorni scorsi ha fornito lo spunto a testate come il Fatto (Secolo d'Italia)
“Ribadiamo la necessità di una riforma della Rai che la metta al riparo dalle tentazioni di tutti i partiti, allo stesso tempo denunciamo la grave mistificazione in atto da parte di soggetti politici e gruppi editoriali concorrenti, spalleggiati da gruppi interni all’azienda, che anziché tutelare libertà e qualità del lavoro giornalistico in Rai, rilanciano il report del “Centro per il pluralismo e la libertà dei media”, realizzato da quattro docenti italiani fra i quali un aspirante consigliere d’amministrazione Rai, contemporaneamente candidato al Cda e ricorrente contro l’ attuale assetto normativo della governance del servizio pubblico”. (Primaonline)